Libro quarto - Capitolo 114
Levossi adunque per i conforti di Glorizia Biancifiore, e con l’altre cominciò a far festa, secondo che usata era per adietro. Elle aveano già tutte le rose prese: per che di quelle portando grandissima quantità alla camera di Biancifiore, con quella in quella n’andarono, e con dolci voci cantando, e tale sonando con usata mano dolci strumenti, e altre presesi per mano danzando, e altre faccendo diversi atti di festa, e gittando l’una all’altra rose insieme motteggiandosi, e Biancifiore similmente, non sappiendo che da Filocolo veduta fosse, con quelle sì festeggiava, gittando spesso grandissimi sospiri. E in questa maniera nella sua camera e in quelle dell’altre tutto quel giorno dimorarono. Ma Filocolo, che per picciolo pertugio vide nella bella camera entrare Biancifiore, di pietà tale nel viso divenne, quale colui che morto a’ fuochi è portato; e la debolezza dello innamorato cuore cacciò fuori di lui un sudore che tutto il bagnò, e con tramortita voce, gittato un gran sospiro, disse pianamente: - Oimè, ch’io sento i segnali dell’antica fiamma! -. E poi in sé ritornato e renduta al cuore intera sicurtà e forza, con diletto cominciò a rimirare quella che solo suo bene, solo suo diletto, solo suo disio riputava, e fra sé, più bella che mai riputandola, dicea: - O sommi iddii immortali, come può egli essere che io qui sia e vegga la mia Biancifiore? Essaltata sia la vostra potenza! -. E rimirando Biancifiore, si ricordava di tutti i passati pericoli, i quali nulli essere stati estimava veggendo lei, tenendo che per così bella cosa a molto maggiori ogni uomo si dovria mettere. Poi fra sé diceva: - Deh, Biancifiore, sai tu ch’io sia qui? Se tu il sai, come ti puoi tu tenere di venirmi ad abbracciare? E se tu nol sai, perché t’è tanto bene celato e tanta gioia quanta io credo che tu avresti vedendomi? Come ti poss’io sì presso dimorare che tu non mi senta? Mirabile cosa mi fai vedere, con ciò sia cosa che a me non prima giugnendo in questi porti vidi la terra, che ’l cuore cominciò a battere forte, sentendo la tua potenza: e questo fu alla mia ignoranza infallibile testimonio che tu qui eri. Oh, se il mio iniquo padre e la mia crudele madre che io per te a tale pericolo mi fossi messo, quale io sono, e ora così vicino ti stessi com’io sto, sapessero, appena ch’io creda che la paura e ’l dolore non gli uccidesse! Deh, quanto m’è tardi che io manifestare mi ti possa! Io non posso rimirandoti sentire perfetta gioia, sappiendo che tu nol sappi -. In questa maniera servito da Glorizia celatamente dimorò Filocolo tutto il giorno, il quale egli estimava che mai meno non venisse, tanto gli parea più che gli altri passati maggiore, e ben che lungo gli paresse, non però di mirare Biancifiore in quello si poté saziare. Ma poi che ’l giorno alla sopravegnente notte diede luogo, Glorizia, acconciato il letto di Biancifiore e bassate le cortine, trasse Filocolo del luogo dove stava, e lui di dietro alle cortine, come detto gli avea, ripose, pregandolo che s’attendesse e in quella maniera facesse che a lei la mattina promesso avea.