Libro primo - Capitolo 39
Mentre la fortuna con la sua sinistra voltava queste cose, s’appressò il termine del partorire alla reina, e simigliantemente a Giulia; e nel giocondo giorno eletto per festa de’ cavalieri, essendo Febo nelle braccia di Castore e di Polluce insieme, non essendo ancora la tenebrosa notte partita, sentirono in una medesima ora quelle doglie che partorendo per l’altre femine si sogliono sentire. Dopo molte grida, essendo già la terza ora del giorno trapassata, e la reina del gravoso affanno, partorendo un bel garzonetto, si diliberò, contenta molto in se medesima di tal grazia, sanza fine lodando i celestiali iddii; e similmente il re, udita la novella, fece grandissima festa, però che sanza alcun figliuolo era infino a quello giorno dimorato. Niuno altare fu in Marmorina negli antichi templi sanza divoto fuoco. E i freschi giovani con varii suoni, cantando, andavano faccendo smisurata festa. L’aere risonò d’infiniti sonagli per li molti armeggiatori, continuando per molti giorni grandissima gioia.