Adunque, o giovani, i quali avete la vela della barca della vaga mente dirizzata a’ venti che muovono dalle dorate penne ventilanti del giovane figliuolo di Citerea, negli amorosi pelaghi dimoranti disiosi di pervenire a porto di salute con istudioso passo, io per la sua inestimabile potenza vi priego che divotamente prestiate alquanto alla presente opera lo ’ntelletto, però che voi in essa troverete quanto la mobile fortuna abbia negli antichi amori date varie permutazioni e tempestose, alle quali poi con tranquillo mare s’è lieta rivolta a’ sostenitori; onde per questo potrete vedere voi soli non essere sostenitori primi delle avverse cose, e fermamente credere di non dovere essere gli ultimi. Di che prendere potrete consolazione, se quello è vero, che a’ miseri sia sollazzo d’avere compagni nelle pene; e similemente ve ne seguirà speranza di guiderdone, la quale non verrà sanza alleggiamento delle vostre pene. E voi, giovinette amorose, le quali ne’ vostri dilicati petti portate l’ardenti fiamme d’amore più occulte, porgete le vostre orecchi con non mutabile intendimento a’ nuovi versi: li quali non vi porgeranno i crudeli incendimenti dell’antica Troia, né le sanguinose battaglie di Farsaglia, le quali nell’animo alcuna durezza vi rechino; ma udirete i pietosi avvenimenti dello innamorato Florio e della sua Biancifiore, li quali vi fieno graziosi molto. E, udendoli, potrete sapere quanto ad Amore sia in piacere il fare un giovane solo signore della sua mente, sanza porgere a molti vano intendimento, però che molte volte si perde l’un per l’altro, e suolsi dire che chi due lepri caccia, talvolta piglia l’una e spesso non niuna. Dunque apprendete d’amare uno solo, il quale ami voi perfettamente, sì come fece la savia giovane, la quale per lunga sofferenza Amore recò al disiato fine. E se le presenti cose, o voi, giovani e donzelle, generano ne’ vostri animi alcun frutto e diletto, non siate ingrati di porgere divote laudi a Giove e al nuovo autore.