Favole per i Re d'oggi/Peccati mortali/Lussuria

Lussuria

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XI.


LUSSURIA


Una grassa e venerabile abbadessa si recava a un certo conventuccio di montagna, di sua giurisdizione, sedendo sopra un grosso e robusto somaro.

Il quale, non si tosto vide nel mezzo della via qualche po’ di bagnato, che vi corse sopra col muso, e, dopo aver con suo comodo osservato e riflettuto assai, finalmente, sicuro del fatto suo, levò il muso verso le nuvole e rise sonoramente fremendo e scotendosi tutto per la felicità.

La severa abbadessa, rossa in volto, parendole che quello sconcio diminuisse la sua autorità, lo percosse fieramente con una verga sul muso.

L’asino smise subito di ridere: ma sapete che cosa ebbe il coraggio di rispondere l’insolente a quella venerabile donna: — Vostra Signoria sa meglio di me, — le disse, — che è legge di Natura che chi sta sopra le dia e chi sta sotto le pigli: ma Vi vò dire che se Voi V’addattassi ora a star sotto a me, io non Vi tratterei così male. Anzi credo che V’avreste a lodare di me, assaissimo!...

Ridete? Ecco: voi pensate subito a male! Perchè? Perchè di questo peccato siete pieni voi, pieni [p. 29 modifica]zeppi, dall’ugne de’ piedi fino alla punta dei capelli!

Sicuro! Che se così non fosse, nessuno v’avrebbe impedito di credere, per esempio, che l’asino significasse il Popolo; l’abbadessa, la Tirannia; quel po’ di bagnato in terra, la Libertà.