Favole (La Fontaine)/Libro nono/XII - La Candela

Libro nono

XII - La Candela

../XI - Nulla di troppo ../XIII - Giove e il Navigante IncludiIntestazione 16 ottobre 2009 50% raccolte di fiabe

Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro nono

XII - La Candela
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Dall’Olimpo, soggiorno almo e giocondo,
venner le pecchie ad abitar nel mondo,
e prima ritrovâr dolce ricetto
sui gioghi dell’Imetto,
ove stillâr quanti nel sen dei fiori
van spargendo gli zefiri tesori.

L’uomo imparò dalle costrutte celle
a spremere l’ambrosia, onde le belle
figlie del ciel riempiono i soavi
elaborati favi.
E poi che da mangiar più nulla c’era,
fece candele colla bianca cera.

Una di queste intese dire un giorno
che diventa il matton cotto nel forno
così duro e tenace,
che può vincer del tempo il dente edace,
e come il pazzo Empédocle provò,
nella fornace anch’essa si gettò.

Questa candela nella sua follia
mostrò di non saper filosofia.
Ciascun ha un modo suo di stare al mondo,
l’uno galleggia e l’altro cade in fondo.
Empédocle di cera e non men stolta,
fu dalla brace subito disciolta.