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Libro decimosecondo

XXI - L'Elefante e la Scimmia di Giove

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro decimosecondo

XXI - L'Elefante e la Scimmia di Giove
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Aveva l’Elefante contro il Rinoceronte
gran lite a chi toccasse gli onori del comando,
e già stavano in campo armati fronte a fronte
per definir l’ingrata grande querela, quando
si disse che una Scimmia dal ciel era arrivata
col caduceo, di Giove ministra, in ambasciata.

Smorfietta era il suo nome, e l’Elefante, il quale
credea che quella visita non fosse che un onore
da Giove tributato all’alto suo regale
poter, mosse a ricevere tosto l’ambasciatore.
Ma fu un incontro tiepido, anzi capì che punto
rumor della gran lite nel ciel era ancor giunto.

Si tratti d’una mosca ovver d’un elefante
poco ai celesti importa. Onde la bestia degna,
per avviar la storia, fattasi un poco avante
- Il nostro buon Cugino, - disse, - che in cielo regna
e gli altri Numi avranno presto il divertimento
di contemplar dall’alto un gran combattimento.

- Quale combattimento? - disse la Scimmia attenta.
E l’altro: - Non udiste lassù della gran guerra
che Elefantide al regno Rinoceresco intenta,
che sono due nazioni di prim’ordine in terra?
- Sarà, - disse la Scimmia, - ma di codeste cure
gli dèi lassù nel cielo non si occupan neppure -.

Sorpreso e vergognoso l’altro riprese: - E allora
perché tu sei discesa oggi fra noi, signora?
- Di tutto Iddio la cura nel cielo si riserba,
e venni oggi a dividere un fuscellino d’erba
fra due formiche. Intanto non sanno gli Immortali,
ovvero non si curano dei fatti vostri ancora.
Piccoli e grandi agli occhi dei Numi sono eguali.