- Che ho fatto, oh ciel, che ho fatto
per meritarmi quest’orrendo oltraggio?
E come avrò il coraggio
di comparir dimani
così conciato in faccia agli altri cani?
Uomo, non re, terror degli animali,
oh se provassi questi orrendi mali! -
Così dicea Muflàr, giovine alano,
mentre il padron colla feroce mano,
senza ascoltar i gridi di protesta,
mozzavagli le orecchie sulla testa.
Muflàr credé di perdere l’onore,
e invece no,
ché il Cane a lungo andar ci guadagnò.
Essendo egli una bestia litichina
e stuzzichina,
avria presto provato che in parecchie
circostanze ad un cane prepotente
è un danno troppo lunghe aver le orecchie,
che troppa larga presa offrono al dente
e alle nemiche offese.
Can che morde ha le orecchie in mal arnese.
Questa è legge di guerra. I punti deboli
arma, difendi, e il mio Muflàr imita
che porta anche un collare.
Così guarnito e non avendo orecchie
noiose da portare,
se viene il lupo e tenta divorarlo,
non sa dove pigliarlo.