Faust/Parte prima/Prigione
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Traduzione dal tedesco di Giovita Scalvini, Giuseppe Gazzino (1835-1857)
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PRIGIONE.
FAUSTO con un mazzo di chiavi e una lucerna dinanzi a unaporticciuola di ferro.
Mi prende un insolito tremore; le miserie dell’umanità si aggravano tutte sul mio petto. Ella abita qui, chiusa fra quest’umide mura, e il suo delitto fu l’illusione di un cuore innocente. Tu esiti accostandoti a lei! Tu tremi di rivederla! Su, entra! Il tuo sgomento le tiene la mannaia sul collo.
(Pone la mano sul chiavistello. Si ode cantare di dentro:)
Quella bagascia di mia madre mi ha ucciso; quel manigoldo di mio padre mi ha mangiato; e mia sorellina piccinina ha deposte le mie ossa in un sito rimoto, al rezzo. Là io mi son mutato in un bell’uccellino del bosco. Vola via, vola via!
Fausto schiudendo la porta. Ella non presente che quegli ch’ell’ama sta ascoltandola; ch’egli sente lo stridere delle sue catene e il fremito della paglia so cui giace. (Egli entra.)
Margherita nascondendosi nel suo covaccio. Oimè! oimè vengono! Orribile morte!
Fausto sotto voce. Taci! taci! Io vengo a liberarti.
Margherita traendosegli innanzi. Deh, se tu sei uomo, abbi pietà della mia miseria!
Fausto. Sta cheta! Con le tue strida desterai i custodi. (Piglia le catene per iscioglierle.)
Margherita inginocchioni. Carnefice! chi ti ha dato questo potere sopra di me? Tu vieni a prendermi di mezzanotte. Abbi pietà, e lasciami vivere. Verrai domani sull’alba; ahi, sarà già per tempo domani sull’alba! (Si leva in piedi.) Sono ancora così giovane, così giovane! e già devo morire! Ed io era anche bella, e di qui è nata ogni mia rovina! Allora l’amor mio era vicino a me, ma oh, adesso egli è lontano. La mia ghirlanda è straziata, e i fiori ne sono sparsi. — Non mi afferrare così ruvidamente; deh, abbimi qualche riguardo! Che ti ho fatto io? Non volere che io pianga e supplichi indarno! Sai ch’io non ti ho mai veduto nella mia vita!
Fausto. Ahi, io non so sostenere tanto affanno!
Margherita. Tu vedi, io son tutta in tuo potere. Sol lascia ch’io allatti prima il mio figliuolino. Io l’ho accarezzato e baciato tutta notte; poi me l’hanno tolto per tormentarmi, ed ora dicono ch’io l’ho ucciso. Oh, io non sarò mai più lieta! Essi cantano non so che canzoni sopra di me, il che non è da gente da bene. Una vecchia novella finisce così; chi ha insegnato loro ad applicarla ad altri?
Fausto gittandosegli a’ piedi. Quegli che ti ama sta a’tuoi piedi, per iscioglierti dalle tue dolorose catene.
Margherita gillandosi a terra presso di lui. Sì, inginocchiamoci a pregare i Santi. Guarda! sotto quegli scaglioni, lì sotto il limitare sobbolle l’inferno. Odi con che orrendo furore strepita lo Spirito maligno.
Fausto, alto. Ghita! Ghita!
Margherita stando attenta. Fu la voce dell’amico mio! (Si sbalza in piedi. Le sue catene cadono.) Dov’è? L’ho udito chiamarmi. Io son libera, e nessuno potrà ritenermi! Voglio sospendermi al suo collo; voglio giacere sul suo petto. Egli ha chiamato Ghita! e stava su la soglia. Ho riconosciuto l’amabile suono della sua voce fra gli orli furibondi dell’inferno, e gli scherni atroci dei demoni.
Fausto. Sì, son io!
Margherita. Sei tu! Oh, dillo, dillo un’altra volta! (afferrandolo) È lui! è lui! Tutti i miei dolori sono dissipati. Dov’è il carcere? dove i ceppi? Sei tu! Tu vieni a salvarmi! — Son salva! Ecco la via dove ti ho veduto la prima volta; quell’è il felice giardino dove Marta ed io ti abbiamo aspettato.
Fausto sforzandosi di condurla fuori. Vien via! vien via!
Margherita. Oh, statti! ch’io sto pur volentieri dove tu stai. (Lo vezzeggia amorosamente.)
Fausto. Ti affretta! Ogni poco che tu indugi, può costarne assai caro.
Margherita. E come? tu non sai più baciarmi? Da sì poco tempo, amor mio, sei diviso da me, ed hai già disimparato a baciarmi? Perchè son io sì turbata nelle tue braccia? E’ fu un tempo che una tua parola, un tuo sguardo m’inondavano l’anima di celeste dolcezza; e tu allora mi baciavi come seta volessi soffocarmi. Baciami! o ti bacio io! (Lo abbraccia) Ahi! ahi! le tue labbra son fredde — mute! Dov’è l’amor tuo? Chi ti ha tolto a me? Chi mi ha involato il tuo amore? (Si rivolge da esso.)
Fausto. Vieni! seguimi! fatti animo, mia cara! Io ti accarezzerò e bacerò con mille volte più di ardore che non ho mai fatto: ma seguimi, per pietà! Di questo solo ti supplico.
Margherita volgendosi a lui. E sei tu adunque? Sei tu da vero?
Fausto. Son io, si! Vientene meco!
Margherita. Tu sciogli i miei ceppi; tu mi riprendi nel tuo grembo. E non hai tu ribrezzo di me? Sai tu, amor mio, chi tu vuoi liberare?
Fausto. Vieni! vieni! Già la notte si dirada.
Margherita. Ho ucciso mia madre; ho affogato il mio figliuolo. Il mio? — non era egli dato a te ed a me? a te pure. — Sei tu da vero? A pena io mel credo. Dammi la tua mano! — non è sogno! — la tua cara mano! Ma oimė, ell’è umida! asciugala. Mi par come che sia intrisa di sangue. Dio mio! che hai tu fatto? Riponi la spada; te ne prego!
Fausto. Lascia stare il passato, Ghita; chè tu mi uccidi.
Margherita. No, bisogna che tu sopravviva. E ti dirò ora come tu hai a disporre le sepolture; ne avrai cura domattina per tempo. Darai a mia madre il miglior posto, e stretto al suo fianco tu porrai mio fratello; e porrai me un poco da parte, ma non troppo discosto! E il mio figliuolino lo porrai sul mio seno, alla destra. Ahi, nessun altro vorrà giacere al mio lato! — Coricarmi vicino a te, oh, era pur soave, era por delizioso! Ma non mi verrà mai più fatto. Ora mi par come di avventarmi a forza verso di te, e che tu mi respinga indietro; e tuttavia sei tu, e a vederti pari sì buono e amoroso.
Fausto. Poichè conosci che son io, su vieni meco!
Margherita. Là fuori?
Fausto. Nell’aperto.
Margherita. Là fuori è la mia fossa, la morte sta in aguato, — e tu dici, vieni? Per di là vassi in luogo di eterno riposo; non un passo più lontano. — Te ne vai tu, Enrico? Oh, potessi venir teco!
Fausto. Tu il puoi, sol che tu il voglia. La porta è aperta.
Margherita. Non oso uscire; non ho più nulla da sperare. E che giova il fuggire? Essi stanno spiandomi. Ed è pur miserabile di dover mendicare, e sopra più con una triste coscienza. È pur miserabile l’andare errando agli stranieri! E inoltre mi ripiglierebbero.
Fausto. Io sarò sempre teco.
Margherita. Presto! presto! Salva il tuo povero figliuolo. Va! segui il sentiero lungo il ruscello, all’insù, — oltre il ponte, nel bosco, — a sinistra, dov’è la cateratta, — nello stagno. Presto, afferralo! egli si aiuta per levarsi su; vedi, si dibatte ancora! Salvalo, salvalo!
Fausto. Torna in te, infelicissima! Un sol passo e sei libera.
Margherita. O, fossimo al di là del monte! Là mia madre siede su un sasso, mi prende un gelo al capo! — là mia madre siede su un sasso, e crolla la testa. Essa non accenna nè guarda, e il suo capo è aggravato. Lassa, ha tanto dormito che non si sveglia più. Ha dormito perchè noi potessimo godere. Erano giorni beati quelli!
Fausto. Poichè non valgono nė preghiere nè esortazioni, io vedrò di rapirti di qui a forza.
Margherita. Lasciami! No, non patirò che mi sia fatta violenza. Non pormi addosso così quelle tue mani micidiali! Fu già un tempo ch’io feci tutto per l’amor tuo.
Fausto. Si fa giorno! Mia cara! mia cara!
Margherita. Giorno! Sì, fassi giorno! Sorge l’ultimo giorno. Doveva essere il giorno delle mie nozze. Non dire a nessuno che tu sii già stato con Ghita. Povera mia ghirlanda! Or tutto è finito! Noi ci rivedremo, ma non alla danza. Il popolo si affolla silenzioso; e la piazza e le vie mal possono capirne la gran moltitudine. La campana dà il segno; il giudice spezza la verga. Oh, come mi afferrano e mi annodano! Già sono sospinta sullo scanno insanguinato; e già tremola sul collo di ciascheduno il fendente che tremola sul mio. Il mondo è tutto muto, simile ad un sepolcro.
Fausto. Oh, non foss’io mai nato!
Mefistofele apparisce dentro. Su! o siete perduti. Quante vane paure, quanto titubare e taccolare! I miei cavalli rabbrividiscono, e già albeggia il mattino.
Margherita. Chi si leva sa dalla terra! Colui! colui! Mandalo fuori! che vien egli a fare nel luogo santo? Egli mi vorrebbe seco!
Fausto. Tu dèi vivere!
Margherita. Giudicio di Dio! io mi abbandono in te.
Mefistofele a Fausto. Vieni, vieni! o ch’io ti pianto lì con lei.
Margherita. Padre del cielo, io son tua! Salvami! E voi angeli! voi beate legioni, accampatevi intorno a me, e siate in mia custodia! Enrico! io inorridisco di te.
Mefistofele. È giudicata!
Voce dall’alto. È salvata!
Mefistofele a Fausto. Via meco, tu! (Sparisce con Fausto.)
Voce nell’interno che si dilegua lontano. Enrico! Enrico!