LXI. Di Guglielmo che aveva un affare abbondante

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
LXI. Di Guglielmo che aveva un affare abbondante
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LXI

Di Guglielmo che aveva un affare abbondante.


Nella città di Terranova eravi un uomo che avea nome Guglielmo, che facea il falegname ed era assai ben provvisto dalla natura. E la moglie fortunata narrò la cosa alle vicine, e quando questa morì, condusse egli in moglie una giovinetta ingenua che avea nome [p. 50 modifica]Antonia, e che quando fu sposa seppe dai vicini che arma potente possedesse il marito. Nella prima notte che ella fu col marito tremava assai, e voleva sfuggirlo nè voleva lasciar fare. E l’uomo capì di che cosa avesse timore la ragazza, e per consolarla le disse che ciò che ella aveva udito dire era vero, ma che egli ne aveva due, uno più grande e uno più piccolo: “e di questo, soggiunse, per non farti male, mi servirò questa notte; e vedrai che ti farà bene; poi, se ti piacerà, proveremo col più grande.” La ragazza acconsentì e cedette senza pianto e senza dolore all’uomo. E dopo un mese, fattasi più franca e più audace, una notte, mentre accarezzava suo marito: “Amico mio, gli disse, se ora ti volessi servire di quell’altro ch’è più grande?” E l’uomo, che ne aveva quasi quanto un asino, rise dell’appetito della donna; e da lui una volta udii narrare, in compagnia, questa storia.