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tonia, e che quando fu sposa seppe dai vicini che arma potente possedesse il marito. Nella prima notte che ella fu col marito tremava assai, e voleva sfuggirlo nè voleva lasciar fare. E l’uomo capì di che cosa avesse timore la ragazza, e per consolarla le disse che ciò che ella aveva udito dire era vero, ma che egli ne aveva due, uno più grande e uno più piccolo: “e di questo, soggiunse, per non farti male, mi servirò questa notte; e vedrai che ti farà bene; poi, se ti piacerà, proveremo col più grande.” La ragazza acconsentì e cedette senza pianto e senza dolore all’uomo. E dopo un mese, fattasi più franca e più audace, una notte, mentre accarezzava suo marito: “Amico mio, gli disse, se ora ti volessi servire di quell’altro ch’è più grande?” E l’uomo, che ne aveva quasi quanto un asino, rise dell’appetito della donna; e da lui una volta udii narrare, in compagnia, questa storia.


LXII

Risposta d’una donna di Pisa.


Fuvvi una donna di Pisa, detta Sambacharia, che fu assai pronta alla risposta. Un giorno le si avvicinò un burlone e per prendersi giuoco di lei le disse: “Il prepuzio dell’asino vi saluta.” Ed essa pronta: “Oh! sembri appunto un suo ambasciatore.” E, questo detto, gli volse le spalle.


LXIII

Detto di una matrona che vide alla finestra

le vesti di una cortigiana.


Una donna di mal affare aveva una mattina messe fuori dalla finestra le vestimenta che il ganzo le aveva donate. Una matrona che le vide nel passare: “Ecco, disse, una donna che fa, come il ragno, la sua tela col culo, e mostra a tutti l’opera sua.”