CLXXVI. Di un tale che andando a visitare i parenti della moglie voleva essere lodato da un amico

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLXXVI. Di un tale che andando a visitare i parenti della moglie voleva essere lodato da un amico
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CLXXVI

Di un tale che andando a visitare i parenti della moglie

voleva essere lodato da un amico.


Un tale che era di poco ferma salute, e poco ricco, aveva preso moglie; andò, d’estate, una sera a cena dai parenti di questa, e condusse seco un amico, pregandolo di aggiungere sempre col discorso a ciò che egli avrebbe detto. Quando la suocera lodò la veste che egli indossava, disse che ne aveva un’altra più bella, e l’amico che esso ne aveva una il doppio più bella ancora. E quando il suocero gli chiese se avesse de’ possedimenti, ed ei rispose che aveva un fondo fuori del paese, che gli rendeva abbastanza per vivere: “Non ricordi dunque, disse l’amico, l’altro fondo che possiedi e che ti produce tanto denaro?” E così via, di tutte le cose che egli vantava, l’amico aggiungeva il doppio. E poi che il suocero gli diceva che mangiava poco e lo pregava di prender cibo: “Io, disse, all’estate non sto bene;” e l’amico, per mantenere le cose come aveva cominciato: “Egli è, soggiunse, assai più di ciò che egli dica; perchè, se sta male all’estate, sta assai peggio nell’inverno.” A queste parole tutti scoppiarono dalle risa, e la esagerazione dell’uomo, indirizzata a false lodi, ebbe il premio che si conviene alla stoltezza.