CLXXV. Di uno sciocco milanese che portò al confessore il manoscritto de’ suoi peccati

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLXXV. Di uno sciocco milanese che portò al confessore il manoscritto de’ suoi peccati
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CLXXV

Di uno sciocco milanese che portò al confessore

il manoscritto de’ suoi peccati.


Un certo milanese, sia per sciocchezza, sia per ipocrisia, sia per paura di dimenticarli, aveva scritto in un grosso quaderno i suoi peccati, e andò con questo una volta da un uomo molto dotto e perito in sì fatta materia, chiamato Antonio Randanense di Milano dell’ordine dei Minori, per confessare i peccati suoi; e pòrtogli il quaderno, lo pregò di leggerlo, che esso conteneva tutta la confessione de’ suoi peccati. L’uomo avveduto e saggio, che vide che la lettura di quel volume richiedeva molto tempo, conosciuta la stoltezza dell’uomo, lo interrogò sommariamente, poi gli disse: “Io ti assolvo compiutamente di tutti i peccati che sono qui scritti.” E poi che l’altro gli chiese qual penitenza fosse per infliggergli: “Per un mese, gli disse, tu leggerai questo codice sette volte il giorno.” E per quanto dicesse che [p. 117 modifica]ciò non si potea fare, il confessore rimase nell’avviso suo. E così la prolissità dello sciocco fu vinta dalla risposta.