CXXXVII. Istoria graziosa di un tale che mandò lettere a sua moglie e ad un mercante

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CXXXVII. Istoria graziosa di un tale che mandò lettere a sua moglie e ad un mercante
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CXXXVII

Istoria graziosa di un tale che mandò lettere

a sua moglie e ad un mercante.


Francesco di Ortano, cavaliere napoletano, che ebbe da re Ladislao il governo di Perugia, ricevette una volta lettere dalla moglie e da un mercante di Genova al quale era debitore di denaro preso a mutuo. Quella della moglie lo esortava a tornare a casa, e gli ricordava ch’e’ dovea compiere l’ufficio coniugale e la promessa di tornar presto e di mantenere la data fede; l’altra lo richiedeva della restituzione del denaro prestatogli. Rispose egli, com’era giusto, al mercante, che lo avrebbe quanto prima pagato, chiedendogli una breve dilazione; e scrisse alla moglie calmandone il desiderio con molte blandizie e promesse, dicendo che sarebbe tornato subito, che avrebbe fatto ogni cosa per risarcirla della lunga astinenza; e con la confidenza che aveva con la moglie si servì di parole un po’ allegre, fra le quali vi erano queste aggiunte, che l’avrebbe contentata in molte maniere, e, per servirmi delle sue frasi, l’avrebbe in diversa guisa cavalcata. Nel sigillar le lettere mandò quella del mercante alla moglie, e quella di questa al mercante. Quando la moglie ricevette la lettera, si meravigliò assai che e’ non rispondesse a ciò che gli aveva scritto. Ma il Genovese, quando lesse la lettera che gli era pervenuta, e che conteneva cose liete e da moglie, fra le quali principalmente che l’altro sarebbe tornato, e con essa avrebbe molte volte ripetuto il giuoco, e altre cose più oscene, credette che l’altro si prendesse beffa di lui e andò dal Re a mostrargli la lettera e lamentandosi che invece del denaro che gli doveva gli promettesse di cavalcarlo finchè fosse stanco, aggiungendo che egli era stato cavalcato abbastanza quel giorno che avevagli prestato il denaro. [p. 94 modifica]

Tutti presero a ridere, e risero anche di più quando fu conosciuto l’error della lettera.