Esilio/Solitudini/La casa del silenzio
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LA CASA DEL SILENZIO.
Casa ch’io sogno, le tue basse mura
soffoca, a spire, l’edera malvagia.
D’intorno, ove la piana ampia s’adagia,
4una quiete millenaria dura.
La passïon dell’edera t’allaccia
tutta, dalle radici alla cimasa.
Tu quasi il sol più non iscorgi, o casa
8bruna, nascosta in boschi senza traccia.
Attinge l’acqua con antica corda
al pozzo, e coglie l’erbe, e l’acciarino
batte, per suscitar dentro il camino
12la fiamma, una schiavetta muta e sorda.
Nel focolare ardono ceppi enormi,
e le mobili lingue azzurre e gialle
s’inseguono, s’intrecciano, farfalle
16e serpi, in guizzi, in fughe, in nodi informi:
l’allegrezza selvaggia della vampa
sibila, rugge, splende, s’invermiglia
d’odio e di sangue, e snoda ed attorciglia
20tentacoli. — E m’esalto, io, della vampa. —
D’essa mi nutro, e del mio chiuso cuore.
Ho, per la sete, qualche frutto, e il secchio.
Ricopersi d’un vel ciascuno specchio
24per non tremar davanti al mio pallore.
Ch’io non ricordi!... Che il passato in torbide
acque sprofondi come bestia morta
scagliata a fiume lungi dalla porta
28di casa, a che il suo lezzo non ammorbi!...
Ch’io non ti porti più così ferita
pel mondo, camminando su rasoi
taglienti, anima ignuda, che non vuoi
32morire, e tanto sprezzo hai per la vita!...
.... Giardin ch’io sogno, i tuoi cancelli spranga.
Bizzarri e inestricabili viluppi
di tronchi e fronde, e rose e rose a gruppi
36sorgon dal suolo che non sa la vanga.
In te il silenzio è cosa viva, ch’io
stringo a me come un mazzo di corolle.
D’esso mi nutro, e del mio sogno folle.
40D’esso mi fascio, e son simile a Dio.
Che è che romba per gli androni, ed empie
di sè la casa, e palpita e volteggia
nell’aria?... È il cuore, è il cuor che mi vaneggia,
44è il sangue che mi batte entro le tempie.
Che è che balza su la brage, e nella
cappa rugge una sua rossa parola?...
.... Anima, tu, che esulti d’esser sola,
48e ardi, e dal tuo rogo esci più bella.