Esilio/Solitudini/A un suicida
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A UN SUICIDA.
Stolto!... Ed eccoti lì, come uno straccio.
Che anima di crusca avevi tu
mai, che al primo fendente, a mucchio, giù
4t’è sfuggita?... Sei vuoto, ora. Sei diaccio.
Sei una cosa inutile, che il piede
getta da un lato, e terra copre, e croce
non vuole. Non più bocca hai per la voce,
8nè mano per carezza, e cuor per fede.
Ah, sol per questo, vivere era bello,
sia pur soffrendo!... Piangere o godere,
abbrividir di strazio o di piacere,
12che importa, pur di esistere, o fratello?...
Io non voglio il tuo sonno. Io d’una cosa
sola ho il ribrezzo: della morte. — Il resto
è gioco, anche il dolor più orrendo, questo
16dolor, che tutta m’ha pesta e corrosa:
e più esso m’affanna, e più vibranti
fiamme attizzo al mio fuoco d’energia:
e poi che andar bisogna, e tu la via
20mi sbarri, ti scavalco, — e passo avanti.