Er zervitore in zala
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | Er decane e er chirico | Er purgante | ► |

ER ZERVITORE IN ZALA.
Chi è? — Amici. — Favorischi puro:[1]
Entri drento, lustrissimo. — Addio, Tacchia.
— Oh ggente![2] sto paìno[3] ch’aricacchia,[4]
4Lui mette er chiodo, e la padrona er muro.[5]
Er povero sor Conte st’osso duro
Nun vorrebbe iggnottillo,[6] ma ss’abbacchia.[7]
Già cch’ha arzato le penne de cornacchia,
8Nun vò ffà rride er monno, io me figuro.
Pe’ mmé nnun parlo mai, perch’ho pprudenza;
Ché ssi vvolessi dì, cce n’ho, Mmadonna!,
D’empìnne un cassabbanco[8] e ’na credenza.
12Bbasta, l’amico ch’è mo entrato, affonna;[9]
Lui[10] abbòzza;[11] ma llei ch’è dde cuscenza,
A uno la fa cquadra e all’antro tonna.[12]
A Valcimara, 28 settembre 1831.
Note
- ↑ Pure.
- ↑ [Oh amici!]
- ↑ Zerbino. [V. la nota 2 del sonetto: Er guitto ecc., 17 febb. 30.]
- ↑ Ricacchiare, vale: “risbucciare, ricomparire dopo essersi alquanto dilungato.„
- ↑ Metafora indicante intrigo carnale.
- ↑ Inghiottirlo.
- ↑ Si accomoda, cede, abbassa l’umore.
- ↑ Panca ove si assidono i servi nelle sale. [Cassapanca.]
- ↑ Dà dentro.
- ↑ Lui, assolutamente, nella bocca de’ servi, vale sempre: “il padrone,„ come in quella delle mogli significa: “mio marito.„
- ↑ Questo verbo corrisponde perfettamente al senso dell’endurer dei Francesi.
- ↑ Farla tonda, cioè “farla pulita.„ Inganna entrambi.