Er guitto in ner carnovale

Giuseppe Gioachino Belli

1830 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Er guitto in ner carnovale Intestazione 12 giugno 2025 100% Da definire

Ar dottor Cafone Contro li Giacobbini
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830

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ER GUITTO IN NER CARNOVALE.

     Che sserve che nun piovi, e cche la neve[1]
Nun viènghi a infarinà ppiù le campaggne?
Tanto ’ggnisempre a casa mia se piaggne,
Tanto se sta a stecchetta e nun ze bbeve.

     Er zor paìno,[2], er zor abbate, er greve,[3]
In sti giorni che cqui sfodera[4] e sfraggne:[5]
Antro peddìo che a ste saccocce caggneFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte
Nun ce n’è né dda dà nné da risceve!

     Ma ssi arrivo a llevà lo stelocanna,[6]
Madonna! le pellicce[7] hanno da èsse
Da misurasse co’ la mezza canna![8]

     Allora vedi da ste gente fesse,[9]
Co’ ttutta la su’ bboria che li scanna,
Le scappellate pe’ vvienì in calesse!

17 febbraio 1830.

Note

  1. Dopo vari mesi di piogge e di nevi, all’apparire del carnovale rasserenò.
  2. [Paìno corrisponde a quel che i Fiorentini, forse per antifrasi, chiamano logica; ma si estende anche a significare “qualunque persona vestita civilmente;„ e se ne forma paìna, painetto, painetta, painerìa, impainàsse (impainarsi): voci in uso anche nelle Marche e nell’Umbria.]
  3. Greve dicesi ai popolani che sostengono gravità.
  4. Sfoggia.
  5. Spende.
  6. L’est-locanda, tabella che si pone sulle case vuote.
  7. Ubbriachezze. [Sbornie.]
  8. [Misura lineare romana, equivalente a poco più d’un metro.]
  9. Sguaiate.