Er zeporcro in capo-lista

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Er zeporcro in capo-lista Intestazione 2 luglio 2024 75% Da definire

La padrona bbizzòca Er mette da parte
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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ER ZEPORCRO IN CAPO-LISTA.

     Chi vvò ggode1 un zeporcro stammatina,
Che tt’arillegri e cche tte slarghi er core,
Bbisoggna annà a Ppalazzo,2 e avé l’onore
D’èsse in farde3 e dd’entrà a la Pavolina.4

     Che pparadis’in terra! che sprennore!5
Quante cannele!6 e ttutta scera fina.
Pare un inferno! E tt’assicuro, Nina,7
Che cce potrebbe stà un Imperatore.

     Io sciappizzài8 l’antr’anno de sti tempi,
E mm’aricordo sempre d’avé ddetto
Che sti sfarzi che cqua9 sso’ bbrutti esempi.

     Per via ch’er Gesucristo de le cchiese,
Che sse vede trattà da poveretto,
Pò ssartà in bestia e bbuggiarà10 er paese.

16 aprile 1835.

Note

  1. Godere.
  2. [Al Palazzo Vaticano.]
  3. D’essere in falde.
  4. La Cappella Paolina.
  5. Splendore.
  6. Candele.
  7. [Caterina.]
  8. Ci andai, ci accorsi.
  9. Sfarzi qua.
  10. Rovinare.