Er ritorno da Castergandorfo
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ER RITORNO DA CASTERGANDORFO.[1]
Circa a vventitré e un quarto er Padre Santo
S’affermò a bbeve[2] a Ttor de mezza-via;[3]
Poi rimontò in carrozza e ffesce[4] intanto:
“Sù, ggiuvenotti, aló,[5] ttiràmo via.„
Me crederai, si[6] tt’aricconto in quanto
Arrivò a Rroma? Ebbè, a la vemmaria
Già stava a ccasa, e sse tieneva accanto
Er zolito bucal de marvasia.[7]
Era tanto quer curre scatenato,
Ch’a Pporta San Giuvanni lo pijjòrno[8]
Per un Zommo pontescife scappato.
E mmo averessi[9] da vedello adesso,
Come ride ar zentì[10] cquanti in quer giorno
Pissciòrno sangue pe’ ttenejje[11] appresso.[12]
31 ottobre 1836.
Note
- ↑ Castel Gandolfo, sul Lago Albano: villeggiatura ordinaria dei Papi. [Dal Diario di Roma, e dal Diario inedito del principe Agostino Chigi, che si conserva nella Chigiana, rilevo che Gregorio XVI partì per Castel Gandolfo il 17 ottobre 1836, e ne tornò improvvisamente nelle ore pomeridiane del successivo giorno 22.]
- ↑ Si fermò a bere.
- ↑ Osteria e posta. [A metà della nuova Appia tra Albano e Roma, cioè a circa otto miglia dall’una e dall’altra. C’è poi un’altra Torre di mezza via, a mezza strada tra Roma e Frascati.]
- ↑ [Fece]: disse.
- ↑ Viene dal francese allons.
- ↑ Se.
- ↑ [Il solito boccale, poco più di due litri, di] malvasia. Qui il nostro romanesco è male informato. Doveva dire: marsala.
- ↑ Pigliarono.
- ↑ Avresti.
- ↑ Al sentire.
- ↑ Tenergli.
- ↑ [Il Gualterio, che pure trova in Gregorio XVI parecchie lodevoli qualità, dice però che era “ignaro d’ogni affezione„ e “triviale negli scherzi, appresi nell’educazione claustrale.„ Gli ultimi Rivolgimenti Italiani; 2a ediz.; Firenze, 1852; vol. IV, pag. 333-34.]