Er poverello de mala grazzia
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849
ER POVERELLO DE MALA GRAZZIA
Però, cquer benedetto poverello
Fàsse trovà sdragliato pe’ le scale
Der palazzo d’un conte cardinale,
Come sott’a un bancone de mascello!1...
Eppoi, sibbè cche sse sentissi male,
Nun avé mmanco un deto de scervello
De tirasse un po’ in là mmentre che cquello
Se strascinava sù ccoda, e ccodale!2...
E avé ccoraggio in faccia a ssu’ Eminenza
De fà ppuro la bbava da la bocca
E de lassajje llì cquela schifenza!3...
E mmorijje, pe’ ggionta, ar zu’ cospetto
Come si stassi in de la su’ bbicocca,
Nun ze chiama un mancajje de rispetto?
8 gennaio 1847
Note
- ↑ [Perchè allora, più assai che adesso, di questi banconi da macello, specialmente di abbacchiari, ce n'era molti anche per le strade; sicchè la notte servivano spesso di ricovero a chi non ne aveva altro.]
- ↑ [Due sarti, che servono ecclesiastici d’ogni grado, mi assicurano che nessuna parte, né della sottana colla coda né d’altro del vestiario cardinalizio, si chiama codale. Il Belli, dunque, deve avercelo messo per celia, cioè per farci intendere che Sua Eminenza era una bestia; giacchè il codale è (come devo dire?), è il codone, o il sottocoda, o il posolino, ecc., che si mette agli asini, a’ cavalli ecc. Di codesti corrispondenti di codale, chi volesse, a tutt’oggi 8 aprile 1887, sapere quale sia l’usato o il più usato a Firenze, dai vocabolari non lo ricaverebbe; e dovrebbe, come è accaduto a me mille e mille altre volte, domandarne a questo o a quel Fiorentino. Ma la più parte de’ letterati, certe cose non avendo mai bisogno di nominarle, perchè il loro mondo è molto ristretto, continuano acredere cho i nostri vocabolari siano fatti benissimo!]
- ↑ Annotazione mancante.