Er poscritto (1833)

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Er poscritto (1833) Intestazione 11 dicembre 2022 75% Da definire

A li zzelanti L'arisposta tal'e cquale
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER POSCRITTO.1

     M’aricorderò ssempre la matina
De cuell’ammazzataccia coscrizzione.
Stàmio2 tutti inzeppati in d’un zalone,3
Aspettanno la nostra chiamatina.

     Tiràmio4 allora fòr da un bussolone5
Una palla co’ ddrento una cartina:
Sott’a un spesce6 poi de quajjottina,7
Ce misuràmio8 come er borgonzone.9

     Io tirai sù er ventuno, e cquanno aggnéde10
A mmisuramme11 senza scarpe, intese12
Ch’un fariseo strillò: “Ll’è zinque piede.„

     Ma ddoppo grazziaddio m’ariformonno,13
Perch’ero nìobbe;14 e in capo a mmezzo mese,
Ebbe15 la grazzia d’arimàne16 ar monno.

Roma, 13 maggio 1833.

Note

  1. V’ha chi dice coscritto, e chi poscritto. [E, s'intende, coscritto durante la dominazione francese.]
  2. Stavamo.
  3. Una delle sale del Palazzo della Cancelleria di Santa Chiesa, il quale deve la sua origine al Cardinale Riario, e i suoi materiali al Colosseo, donde furono tolti anche per altri edifici.
  4. Tiravamo.
  5. [Grosso bossolo.]
  6. Specie.
  7. [Ghigliottina.]
  8. Misuravamo.
  9. [Rozza stoffa di lana.]x
  10. Andai.
  11. Misurarmi.
  12. Intesi, per “udii.„
  13. Mi riformarono.
  14. Miope.
  15. Ebbi.
  16. Di rimanere.