Er negroscopio solaro andromatico
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
ER NEGROSCOPIO SOLARO ANDROMATICO1
Mettémo da ’na parte, mastro Bbiascio,
L’ascéto che cce noteno2 l’inguille:
Lassamo stà la porvere der cascio
Piena d’animalacci a mmill’a mmille.
Dove a ggiudizzio mio merita un bascio
Quer negroscopio è ar vede3 in certe stille
D’acqua ppiù cciuche4 de capi de spille,
Cressceve5 tanti mostri adasciadascio.
Questa è la cosa a mmé cche mm’ha incantato,
E bbenedico sempre e in oggni loco
Er francesce6 e ’r papetto7 che jj’ho ddato.
Questo è cc’ho ggusto assai d’avé scuperto,
Perchè ggià ll’acqua me piasceva poco,
Ma dd’or impoi nun me la fa ppiù ccerto.
9 giugno 1834
Note
- ↑ Il microscopio solare acromatico. Il vocabolo andromatico è quello di cui si vale un certo occhialaio romano per indicare quella tale specie di lenti.
- ↑ Ci nuotano.
- ↑ Al vedere.
- ↑ Piccole.
- ↑ Crescervi. Il vi non particella di luogo, ma pronominale.
- ↑ Mr. Lagarrigue, proprietario del miscroscopio che si mostrava a Piazza di Spagna.
- ↑ Il prezzo d’ingresso era di due paoli.