Er giorno der giudizzio

Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Er giorno der giudizzio Intestazione 18 aprile 2024 100% Da definire

C'è de peggio La fin der monno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

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ER GIORNO DER GIUDIZZIO.

     Cuattro angioloni co’ le tromme in bocca
Se metteranno uno pe’ cantone
A ssonà: poi co’ ttanto de voscione
Cominceranno a ddì: “Ffòra a cchi ttocca.„1

     Allora vierà ssù una filastrocca
De schertri2 da la terra a ppecorone,3
Pe’ rripijjà ffigura de perzone,
Come purcini attorno de la bbiòcca.4

     E sta bbiòcca sarà Ddio bbenedetto,
Che ne farà du’ parte, bbianca, e nnera:
Una pe’ annà in cantina, una sur tetto.5

     All’urtimo uscirà ’na sonajjera6
D’angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto,
Smorzeranno li lumi, e bbona sera.

25 novembre 1831.

Note

  1. [Fuori a chi tocca, si dice specialmente nel gioco delle bocce, e in altri simili, per invitare e far la sua parte di gioco colui a cui tocca il turno.]
  2. [Scheletri.]
  3. Camminando cioè con mani e piedi. [Come le pecore.]
  4. Chioccia.
  5. [Una per l’inferno, una per il paradiso.]
  6. [Una sonagliera]: un formicaio ecc.