Er confessore
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER CONFESSORE.
Padre.... — Dite il confiteor. — L’ho detto. —
L’atto di contrizione? — Ggià l’ho ffatto. —
Avanti dunque. — Ho ddetto cazzo-matto
A mmi’ marito, e jj’ho arzato1 un grossetto.2 —
Poi? — Pe’ una pila3 che mme róppe4 er gatto,
Je disse fòr de mé: “Ssi’ mmaledetto;„
E è ccratura de Ddio! — C’è altro? — Tratto
Un giuvenotto e cce sò ita a lletto. —
E llì ccosa è ssucesso? — Un po’ de tutto. —
Cioè? Sempre, m’immagino, pel dritto. —
Puro a rriverzo... — Oh che peccato brutto!
Dunque, in causa di questo giovanotto,
Tornate, figlia, con cuore trafitto,
Domani, a casa mia, verso le otto.
Roma, 11 dicembre 1832.