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Sonetti del 1832 175

ER CONFESSORE.

     Padre.... — Dite il confiteor. — L’ho detto. —
L’atto di contrizione? — Ggià l’ho ffatto. —
Avanti dunque. — Ho ddetto cazzo-matto
A mmi’ marito, e jj’ho arzato1 un grossetto.2

     Poi? — Pe’ una pila3 che mme róppe4 er gatto,
Je disse fòr de mé: “Ssi’ mmaledetto;„
E è ccratura de Ddio! — C’è altro? — Tratto
Un giuvenotto e cce sò ita a lletto. —

     E llì ccosa è ssucesso? — Un po’ de tutto. —
Cioè? Sempre, m’immagino, pel dritto. —
Puro a rriverzo... — Oh che peccato brutto!

     Dunque, in causa di questo giovanotto,
Tornate, figlia, con cuore trafitto,
Domani, a casa mia, verso le otto.

Roma, 11 dicembre 1832.

  1. Alzare, per “rubare.„
  2. Mezzo paolo d’argento. [Poco più di venticinque centesimi.]
  3. [Pentola.]
  4. Ruppe.