Er bello è cquer che ppiasce

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti letteratura Er bello è cquer che ppiasce Intestazione 30 dicembre 2024 75% Da definire

L'arisposta de Tèta La vecchia trottata
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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ER BELLO È CQUER CHE PPIASCE.1

     A llui je piasce quella e sse la fó...,
Lo sputà ssu li gusti2 è da granelli.3
Nun ze4 paga pe’ vvede5 le marmotte?
Tante teste, se sa,6 ttanti scervelli.7

     Quanno sortanto li gruggnetti bbelli
Trovàssino8 marito, bbona notte.
Disce il proverbio: Si9 ttutti l’uscelli
Conoscéssino10 er grano, addio paggnotte.11

     È ttanta bbuggiarona vostra fijja,
Eppuro, eccolo llì, ggià ss’è ttrovato
Er ziconno12 cojjon che sse la pijja.

     Questo sia pe’ nnun detto: io v’ho pportato
Sto paragone cqua, ssora Scescijja,13
Pe’ spiegà ccome er monno è acconcertato.

20 gennaio 1835.

Note

  1. [Nun è bbello cquer che è bbello, ma è bbello cquer che piasce. Proverbio.]
  2. De gustibus non est disputandum.
  3. Minchioni.
  4. Non si.
  5. Per vedere.
  6. [Si sa.]
  7. [Tante teste, ttanti scervelli. Proverbio che traduce il latino: Tot capita, tot sententiae.]
  8. Trovassero.
  9. Se.
  10. Conoscessero.
  11. [La forma più comune del proverbio, quando si dice intero, è questa: Si ttutti l’uscelli conoscéssino er grano, er pane annerebbe un scudo la libbra. Ma, ordinariamente, la seconda parte si tace, e si dice solo: Si ttutti l’uscelli conoscéssino er grano!...]
  12. Secondo.
  13. Cecilia.