Er Papa e li frati

Giuseppe Gioachino Belli

1847 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Er Papa e li frati Intestazione 11 aprile 2025 75% Da definire

La vojjosa de marito Un piggionante d'un piggionante
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

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ER PAPA E LI FRATI.

     Er zanto-padre è un bon fijjolo; ma
Li frati, a fforza de tiranne ggiù,
Ve lo farìeno crede un Berzebbù
Da distrugge le cchiese e le scittà.[1]

     E ccór lòro fagotto de vertù
Meno un tantin de fede e ccarità,
Si ssentìssivo[2] poi, li mappalà[3]
Che sti santi je manneno llassù![4]

     E vve canteno tutti in amirè[5]
Ch’a llui j’amanca quarche ggiuveddì
E ffa da Papa nun ze sa pperché.

     Romani, e ve voréssivo avvilì?
No, dite com’io dico tra de mé:
“Tufa[6] a le fraterie? Mejjo accusì.„

23 gennaio 1847.

Note

  1. [V. la nota 1 del sonetto: Er Papa novo, 21 ott. 46 — Il vescovo di Todi pubblicò “una pastorale in cui il novello pontefice era adombrato poco men che eretico. E dove la natura de’ tempi l’avesse consentito, e la stagione delle scisme non fosse stata impossibile a tornare, avremmo forse ascoltato dagli altari (come fu detto in tenebrose conventicole) che il vicario di Cristo era un sedizioso, e non legittima la sua elezione.„ Ranalli, Op. e vol. cit., pag. 47.]
  2. [Se sentiste.]
  3. [Le imprecazioni, gli accidenti.]
  4. [Gli mandano lassù, cioè: “al Quirinale,„ perchè Pio IX, eletto lì, “non si voleva giammai recare alla reggia più vasta e più agiata del Vaticano.„ Gualterio, Op. e vol. cit., pag. 381.]
  5. [In lamirè, detto scherzevolmente invece di “in coro.„]
  6. [Rincresce, dà noia. Dal latino typhus, greco τύφος, esalazione. Cfr. il lombardo tufo, esalazione fetida; il ladino toffar, puzzare; l’italiano stufo, stufare, ecc.]