Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 66
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|5/, ALL’ABBATE UI S. ANTIMO.
t I. Lo prega ad affogarsi nel sangue di Gesù Cristo per seguitare ta sue vestigie come buon pastore, e sempre vigilante ‘n procurare I’ onore di Dio nel governo de’ suoi sudditi, ove discorre della sete cbe dimostrò Gesù Cristo della nostra salute.
II. Lo conforta n confidare nello Spirito Santo intorno al provedimento de’ suoi sudditi. L’ instruisce del modo cbe desiderava tenesse per alluogare uua fanciulla cbe ella avea per le mani.
Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. voi, venerabile e reverendissimo padre in Cristo Jesù. La vostra figliuola indegna Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, si raccomanda con desiderio di vedervi bagnato ed affogato nel sangue del Figliuolo di Dio, il quale sangue ci farà parere ogni amaritudine dolce, ed ogni grande peso leggiero, e faravvi seguitare le vestigio di Cristo, il quale disse che era pastore buono, il quale poneva la vita per le pecorelle sue; e così desidera l’anima mia di vedere voi padre, cioè che voi siate vero pastore perduto ad ogni amore proprio di voi medesimo, e con desiderio virile abbiate e temale l’occhio fisso, che non si sern mai a raguardate l’onore di Dio e la salute dell’anime!
falc, fate buona guardia, sicché il dimonio non involi le pecorelle vostre. O quanto sarà dolce e soave a voi ed a me, se io vedrò che voi non curate nò morte, nè vita, nè onori, nè vituperio, nè scherni, nè ingiurie, nè alcuna persecuzione che il mondo vi potesse dare, o i sudditi vostri, e solo attendere e curare delle ingiurie che sono fatte a Dio. E qui ponete, padre carissimo, tutta la vostra sollicitudine, sicché dimostriate di essere un pastore buono ed uno vero ortolano: pastore per correggere ed ortolano per rivollere la terra sotto sopra, cioè rivollere la disordinata vita nell’ordinata, e divellerne il vizio, e piantarvi le virtù quanto sarà possibile a voi con l’adiutorio della dolce e divina grazia, la quale viene abondantemente all’ anima che averà fame e desiderio di Dio; e questa fame acquislaremo in sul legno della santissima croce, perocché in me trovarete l’Agnello svenato ed aperto per noi, con tanta fame e desiderio dell’onore del pailre e della salute nostra, che non pare che possa mostrare in effetto per pena nel corpo suo quanto elli ha desiderio di dare. Questo parbe, che elh volesse dire, quando gridò in croce sitio, quasi dicesse: Io ho sì grande sete della vostra salute, che io non mi posso saziare: datemi bere. Dimandava il dolce Jesù di bere coloro che elli vedeva che non participavano la redenzione del sangue suo, e non gli fu dato bere altro che amaritudine. Oimè, dolcissimo Padre!
continuatamente vediamo che non tanto al tempo della croce, ma poi ed ora continuamente ci addomanda questo bere, e dimostra continua sete. Oimè, disavventurala me: non mi pare che la creatura gli dia altro che amaritudine e puzza di peccati. Adunque bene ci dobbiamo levare con fame e sollicitudine a raguardare la fame sua, acciocché inebriata l’anima non possa altro desiderare, nè amare, se non quelloche Dio ama, ed odiare quello che Dio odia; e singularmcnte voi che sete pastore. Corri te, corrite, venerabile padre, senza negligenzia ed ignoranzia, perocché il tempo è breve ed è nostro. j£6 IL Mandatemi a dire, che avevate trovato l’orto senza piante: confortatevi e fate ciò che potete, che io spero nella» bontà di Dio, che l’ortolano dello Spirito Santo fornirà Torto, e provederà in questo ed in ogni altro bisogno. Mando a voi costui die vi reca la lettera: ragioneravvi-di madonna Moranda (A) donna di M. Francesco da Monte Alcino, che ha per le mani alcuna giovine e fanciulla, che ha uno buono desiderio di fare la volontà di Dio, per la quale cosa ella vorrebbe rinchiuderle per modo, che a me non piace troppo: per la qual cosa io vorrei che voi ed ella fuste insieme, e quanto fusse la vostra possibilità di poterlo fare, trovare uno luogo ordinato, acciocché si potesse fondare uno vero e buono monasterio, e mettervi dentro due buoni capi, perocché delle membra ne abbiamo assai per le mani: credo che facendolo sarebbe grande onore di Dio. Prego la somma bontà, che ne dispensi il meglio, e voi faccia sollicito in questo ed in ogni vostra operazione, intantochè voi diate la vita per Cristo crocifìsso. Pregovi che mi mandiate a dire se’l monasterio di santo Giovanni di Valdarno (B) è sotto la cura vostra per alcuno caso che vi dirà costui che vi reca la lettera. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. lo, serva inutile, mi vi raccomando. Jesù dolce) Jesù amore. ’ Annotctsionì alla Lettera 60.
(.4) Ragionerawi di madonna Moranda. Costei era moglie d’ un Francesco da Mont’Alcino celebre dottore in legge, cui la santa scrisse la lettera 225: del monistero che questa hnona donna area in cuore di fabbricare non v’è memoria in mont’Alcino, onde convien dire non avere avuto effetto d disegno, tanto più che dalla santa non avea P approvazione.
(li) Se’l monasterio di santo Giovanni di Valdarno. La terra di s. Giovanni di Vald’Arno posta tra Firenze ed Arezzo, è delle buone e popolate dello Stato fiorentino. Al tempo di santa Caterina era ed.ficaia di fresro, essendo opera dell’anno 1296, e aveala fabbricata la repubblica di Firenze per porre un freno ai signori cbe dominavano in quelle parti, come narrasi da Giovanni \ ’Mani e dall’ Ammirato. Pare cbe su di esso non avesse alcuna autorità P abbate di s. Antimo, non trovandosene memoria nel ruolo cbe serbasi a Moulalcino, de’ luoghi che da quella chiesa già tempo dipendeano.