Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 146
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7 Al Ulonasterlo di S. Gaggio in Firenze, e alla Badessa e Monache «lei Monasterio elie è In Monte Sansovino (//).
I. L’esorta alla fera imitazione di Gesù,Cristo colTosscrranza dei tre voli,coll’esercizio della carità, umiltà ed altre virtù.
II. Come il Crocifisso à ser?e di scala, ed iti qual modo per esso si saglia.
III. f /esorta a consolarsi per la morte di madonna Nera loro madre (ter varj motm, ed a soggettarsi ìpi tntto a madonna Ghita, e prega questa ad arer buona cura di quella famiglia.
fletter a 148.
/Il nome di Jesu Cristo crocifisso e eh Maria dolce.
I. ilarissima madre e figliuola in Cristo dolce Jesìi.
Io Catarina, serva e schiava de servi di Jesii Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi nascose e serrate nel costato di Cristo crociisso, perocché altrimenti non varrebbe Tessere serrato dentro delle mura, ma più tosto sarebbe a giudizio; e però come il corpo è rinchiuso, cosi vuole, essere chiuso e serrato l’affetto ed,il desiderio vostro, levato dallo stato-e dalle delizie del mondò, e seguitare lo sposo Cristo dolce. Jesù: non dubito, che se sarete amatrici dello Sposo Eterno, voi seguitarete le vestigie d’esso Sposo. E sapete quale fu la via di questo Sposo ? povertà volontaria ed obbedienzia; per umiltà 8 la somma altezza discese alla bassezza della natura umana, e per umililà ed amore ineffabile che elli ebbe a noi, si die’ l’umanità sua all’obbrobriosa morie della croce, eleggendo la via de’tormenti, de’flagelli, strazj e, vituperj. Or questa umilila dovete seguitare, e sappiate che essa non si può avere se non con perfetto e vero cognoscimento di sè, ed in vedere la profonda umililà e mansuetudine dell’Agnello svenato con tanto fuoco d’ amore: dico che elli seguitò la via della vera povertà, (inde elli fu tanto povero, che non ebbe dove riposare il capo suo; e nella sua natività Maria dolce appena ebbe tanto pannicello che ella potesse invollere il figliuolo suo. E però voi spose dovete seguitare la via di quella povertà, e così sapete che voi avete promesso, ed io così vi prego per amore di Cristo crocifisso, che osserviate infino alla morte; perocché altrimenti non sareste spose, ma sareste come adultere, amando alcuna cosa fuora di Dio; che intanto è detta adultera la sposa, in quanto ella ama un altro più che lo sposo: il quale è il segno dell’amore? che ella sia obbediente a lui; e però dopo la poverlà ed umilità, seguita l’obbedienzia, che quanto la sposa é più povera per spirito volontariamente, e più ha renunziatò alla ricchezza e stali del mondo, tanto più ò umile; e quanto più é umile, tanto più è obbediente, perocché’! superbo non ò mai obbediente, perocché la sua superbia non /si vuole inchinare’a essere suddito, nè soggetta a’ neuna creatura. Voglio dunque che siale umili, e che voi spogliate il cuore e 1’ affollo infino alla morte. Voi abadessa obbediente all’Ordine, e voi suddite obbedienti àlTOrdine ed all’ abadessa vostra.
Imparale, imparatetdallo Sposo Eterno, dólce e buono Jesù,/chcfu obbediente infìno alla morte. Sapete che senza obbedienzia voi non potreste participare il sangue dell’Agnello. Or; che é la religiosa senza il giógo dell obbedienzia ? È morta e drittamente é uno dimoino incarnato: non è osservatrice dellOrdine, ma IrapassatricdeH’Ordine: ella è condolla nerbando della
9 morte, avendo trapassati i comandamenti santi di L)io; ed oltre a’comandamenti ha trapassata la promissione ed il voto che ella fece nella professione» O dilettissime suore e figliuole in Cristo dolce Jesù, io non voglio che caggiate;n questo inconveniente, ma voglio che siate sollecite e non trapassarla d’uno punto; volete voi dilettarvi dello sposo vostro? Ora uccidete la vostra perversa volontà, e non ribellate mai alla vera obbedienzia. Sapete che il vero obbediente non va mai investigando la volontà del prelato suo, ma subito china il capo e mandala in effetto. Innamoratevi dunque di questa vera e reale virtù. Volete voi avere pace e quiete? tolletevi la volontà, perocché ogni pena procede dalla propria volontà. Vestitevi dunque della dolce ed eterna volontà di Dio, ed a questo modo gustarete vita eterna, e sarete chiamati angeli terrestri in questa vita. Confortatevi con la prima dolce Verità, ma a questo non potreste mai venire, se non aprite l’ occhio del cognosciinento a ragguardare il fuoco della divina carità, la quale Dio ha adoperata nella sua creatura razionale. Pensate, madre e figliuole, che voi sete obbligate più che molte altre creature, in quanto Dio oltre a quello amore che elli ha donato alla creatura, elli ha donato più a voi in particulare, traendovi della bruttura e della tenebrosa vita fetida, piena di puzza e di vituperio, ed havvi collocale ed elette per sè; e però non dovete mai essere negligenti*, ma cercare tutte quelle cose, luoghi e modi, per li quali più potete piacere a lui. E se. voi mi diceste, quale è la via? Dicovelo: è quella che fece elli, cioè la via dell’obbrobrj, pene, tormenti e flagelli. E con che modo? col modo della vera umilità e dell’ardentissima carità, amore ineffabile col quale-amore si renunzia alle ricchezze e stati del mondo; e dall’umilità viene all* obbedienzia, come detto è, alla quale obbedienzia seguita la pace, perocché la obbedienzia lolle ogni pena e dà ogni diletto, perocché è tolta via la volontà che dà pena drittamente. . io li. Acciocché ella possa salire a questa perfezione, il nostro Salvatore ha fatto del corpo suo scala, e su v’ ha’fatti! li scaloni: se ragguardate i piei, essi sono confìtti e chia velia ti in croce posti per lo primo scalone, perocché in prima dee essere l’affetto dell’anima spogliato d’ogni volontà propria, perocché come i piei portano il corpo, così l’affetto porta l’anima. Sappiate .che l’anima già mai non ha alcuna virtù, se non sale questo primo scalone: salito che tu l’hai giogni alla vera e profonda umilità, ma saghe poi all’alto e non tardiate più, e ciò fatto, e tu giogni al costato aperto del Figliuolo di Dio, ed ine trovarete il fuoco e l’abisso della divina carità. In questo scalone del costato aperto vi trovarete una bottega piena di spezie odorifere, ine trovarete Dio ed uomo: ine si sazia ed inebbria l’anima per sì fatto modo, che non vede sè medesima, siccome l’ebbro inebbriato- di vino, così l’anima allora non può vedere altro che sangue sparlo con tanto fuoco d’ amore; unde allora si leva con ardentissimo desiderio, e giogne all’ altro scalone, cioè alla bocca, ed ine si riposa in pace ed in quiete, e gustavi la pace dell’obbedienzia, e fa come V uomo che è bene inebbriato, che quando è bene pieno si dà a dormire, e quando dorme non sente prosperità nè avversità. Così la sposa di Cristo piena d’amore s’addormenta nella pace dello Sposo suo; addormentati sono i sentimenti suoi, perocché, se tutte le tribolazioni venissero sopra di lei, punto non se ne cura: se ella è in prosperità del mondo, non la sente per diletto disordinato, perocché già se ne spoglia per lo primo afletto. Ori questo è il luogo dove ella si trova conformata con l’unione di Cristo crocifisso. Corrite adunque virilmente, poiché avete la via, il luogo dove potete trovare il letto nel quale vi riposiate, e la mensa dove prendiate diletto, ed il cibo del quale vi saziate, perocché egli è fallo a noi mensa, cibo e servitore. Assai sareste degne di reprensione, se per vostra negligenzia non cercaste il riposo, e come stolte vi dilungaste dal cibo. Voglio 11 dunque, e così ri prego da parte di Cristo crocifisso, che‘voi vi riscaldiate e bagniate nel sangue di Cristo crocifisso, ed acciocché siate fatte una cosa con lui, non schifate fadiga, ma dilettatevi in esse fadighe, perocché la fadiga è poca ed il frutto è grande. Non dico più a questo.
- III. Parmi che la vostra carissima madre (B) e mia monna Nera sia’posta alla mensa della vita durabile, dove si gusta il cibo della vita, ed ha trovato l’Agnello iuimaculato per frutto, che come di sopra dissi, che elli era mensa e cibo, e servitore, così dico, che ella, come vera sposa di Cristo crocifisso, ha trovato il Padre Eterno, che gli è mensa e letto, perocché nel Padre Eterno trova a pieno tutta la sua necessità.
In ciò, carissime, che 1’ uomo s affadiga o partesi dall’ uno luogo all altro, si è per dare il cibo, il vestimento alla creatura e luogo, di riposo. Dico dunque, che ella ha trovata la somma ed eterna bontà di Dio eterno, d’onde non bisogna che l’anima si parta per verune di queste cose e andate in diversi luoghi, perocché quello è luogo fermo tì stabile, dove si trova il letto per riposo della somma ed. eterna deità: il Padre è mensa, il Figliuolo è cibo, che per mezzo del Verbo incarnato del Figliuolo dì Dio giogniamo tutti, se vogliamo, a porto di salute. Lo Spirilo Santo la serve, perocché per amore il Padre ci donò questo cibo del suo Figliuolo, e per amore il Figliuolo ci donò la vita, ed a sè die’ la morte; sicché con la morte sua participammo la vita durabile. Noi, che siamo peregrini e viandanti in questa vita, riceviamo questo frutto imperfettamente; ma ella » ha ricevuto perfettissimamente, e non è veruna cosa che il possa tórre.
Voi dunque, come vere figliuole, dovete esser contente del bene e dell’utilità della vostra madre; e però dovete stare in vera e santa pazienzia, sì per rispetto di colui che l’ha fatto di tollere la presenzia sua dinanzi a voi, che non dovete scordare dall eterna volontà di Dio; e sì per la propria sua utilità che è uscita di fadiga e di molta pena; nella quale è stata già è molto tempo, ed è ita a luogo di riposo; ma voi, come vere figliuole, vi prego che seguitiate le vestigie e la dottrina sua, ed i santi costumi nei quali ella vi ha notricate, e non temete, perchè vi paja essere rimase orfane., o come pecore senza pastore, perocché non sarete rimase orfane, perchè Dio vi. provedern, e le sue sante e buone operazioni, le quali ella oliera nel cospetto di Dio per voi. Evvi rimasa monna Ghita: pregovi che voi li siale obbedienti in tutte-quelle cose che sono ordinate secondo Dio e la santa religione. E voi prego, monna Ghita, quanto io so e posso, che abbiate buona cura di cotesta famiglia in conservarla, ed accrescere in buona operazione, e non ci commettete negligenzia, perocché vi sarebbe richiesto da Dio.„Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolcc, Jesù amore. .fnnotazioin alta Letteru t ifi(J) Di d ue lettere scritte dalla santa alle monache del inonistero di s. Gaggio di Firenze l’ima, td alla badessa e alle mooarhe del roouistero, eh’è in s. Savino, l’altra, se n’è lasciata una sola, giacché essendo la medesima inviata a dne differenti monisterj non eravi per ciò necessità rapportarla più d’ona volta, ^cll’una d esse è piccola aggiunta, la quale non s’appartiene, che alle monache di «. Gaggio, come avvertiremo a suo luogo in qneste annotazioni.
Il monistcro di s. Gaggio è lontano di Firenze uno scarso miglio, e vederi su la strada, che da quella città conduce a Pvoma. Dicesi di s. Gaggio correttamente in luogo di s. Cajo, essendo stato eretto in onore di qnel santo pontefice da Tommaso Corsini nobile fiorentino, e poscia fatto erede della metà de’ suoi ben. dal di Ini figlio il cardinale Pietro.
Jj’altro monistcro, a cui pure è indirizzata questa lettera, è nella terra detta comunemente il monte s. Savino, tra Siena ed Arezzo a 12. miglia da questa citta e 18 da quella, Fu fondato nel i336 da tre pie donne, e segue la regola di s. Benedetto.
(li) Vanni che la vostra carissima madre. Tuttociò che siegue di questa lettera e solo pel monistero di s. Gaggio, consolando quelle madri della perdita della loro supcriora.
S. Cotenna. Opere. T. VI.