Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 135

Lettera 134 Lettera 136

[p. 240 modifica]u!\o A frate Andrea da litica, a irate Baldo ed a l Irate Laudo servi di Dio in Spoleto 9 essendo richiesti dal santo Padre (J), 1. Gli stimola a veuir prontamente e con santa obbedienza ai piedi del sommo pontefice per soccorso della santa Chiesa nc’suoi estremi bisogni senza lasciar»! trattenere dalle difficoltà che s’opponevano, nè dal gusto delle proprie consolazioni.

Staiti*» 133* ;.

«. * « » i Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce I. ilarissimi padri in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sollicili e pronti a fare la volontà di Dio, e l’obbedienzia del vicario suo papa Urbano VI, acciocché per voi e per gli altri servi di Dio sia sovvenuto alla dolce sposa sua, la quale vediamo posta in tanta amaritudine, che da ogni lato ò percossa da molli venti contrarj, e singularmento la vedete percossa dagli iniqui uomini amatori di loro medesimi col pericoloso e malvagio vento dell’eresia e scisma che ha a contaminare la fede nostra. Fu ella mai in tanta bisogno? che quelli ohe la debbono aitare, l’hanno percossa, e da quelli cli

1’ hanno ad alluminare, si porli la tenebre, debbonsi notricarc del cibo dell’anime, ministrandoli il sangue di Cristo crocifisso che li dà vita di grazia, ed essi li traggono loro di bocca,

[p. 241 modifica]ministrandoli morte eternale, siccome lupi, non gustatori, ma divoratori delle pecorelle. E che faranno i cani de’servi di Dio, i quali sono posti nel mondo per guardia acciocchè abbaino quando veggono giugnere il lupo, perchè il pastore principiale si desti? Con che debbono abbajare? con l’umile e continua orazione, e con la voce viva della parola. A questo modo spaventaranno le dimonia visibili e le invisibili, e destarassi il cuore e l'affetto del principiale pastore nostro papa Urbano VI; e desto che sarà non dubitiamo che ’l corpo mistico della santa Chiesa, ed il corpo universale della religione cristiana, saranno sovvenuti e ricoverate le pecorelle, e tratti dalle mani delle dimonia: non vi dovete ritrarre per veruna cosa, non per pena che ne aspettaste, nò per persecuzioni, infamie o scherni che fussero fatti di voi, non per fame, sete o per morte mille volte, se possibile fusse, non per desiderio di quiete, nè delle vostre consolazioni, dicendo: Io voglio la pace dell anima mia, e con 1 orazione potrò gridare nel cospetto di Dio: non per l’amore di Cristo crocifisso, che ora non è tempo di cercare sè per sè, nè da fuggire pene per avere consolazioni, anco è tempo da perdere sè medesimo, poiché la infinita bontà e misericordia di Dio ha proveduto alla necessità della santa Chiesa, d’averli dato uno pastore giusto e buono (B) che vuole avere intorno a sè di questi cani che abbajno per onore di Dio continuamente per paura di non dormire, non fidandosi della vigilia sua, acciocché sempre l’abbino a destare, tra i quali che egli ha eletti sete voi (C); e però vi prego e stringo in Cristo dolce Jesù, che tosto veniate a compire la volontà di Dio che vuole così, e la santa volontà del vicario di Cristo, il quale benignamente chiama voi e li altri. Non vi bisogna temere delle delizie, nè delle grandi consolazioni, perocché voi venite a sostenere e non a dilettarvi se non di diletto di croce. Traete fuore il capo ed uscite, a campo a combattere realmente per la verità, ponendoci dinanzi all’occhio del[p. 242 modifica]242 ’ l’intelletto la persecuzione che è fatta al sangue di Cristo, e la dannazióne dell’anime, acciocché siamo più inanimati alla battaglia, acciocché per veruna cosa voltiamo il capo a dietro. Venite, venite, e non tardate aspettando il tempo, che il tempo non /aspetta noi.

Son certa che la infinita bontà di Dio vi farà cognoscere la verità, ed anco so, che per molti eziandio di quelli che sono servi di Dio vi si uniranno, e contradiceranno a questa santa e buona operazione, parendoli dire bene, dicendo: Voi andarete, e non si farà cavelle, ed io come prosontuosa, dico, che si farà; e se ora non si compirà il nostro principale afretto, almeno si farà la via, e se neuna cosa ce ne venisse fatto, abbiamo" mostrato nel cospetto di Dio e delle creature d’aver fatta la nostra possibilità, ed è suscita é scaricata là coscienzia nostra (D), sicché per ogni modo è bene: quanto più contrario averete,.più v’è un segno dimostrativo che ella è buona e santa operazione, perocché, come abbiamo veduto, e vediamo continuamente, le grandi, sante e buone operazioni hanno più contrario che le piccole, perchè sono di maggiore frutto, e però il dimonio le impedisce in ogni modo che può, e specialmente col mezzo de’ servi di Dio, con occulti inganni, sotto colore di virtù. Questo vi ho detto acciocché per veruna cosa lassiate il venire, ma con pronta òbbedienzia vi rappresentate ai pici della santità sua. Annegatevi nel sangue di Cristo, ed ine in tutte le cose muoja la nostra volontà. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio, Raccomandatemi a tutti colesti servi di Dio, che preghino la divina bontà che mi dia grazia di ponere la vita per la verità sua. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 243 modifica]243 Annotazioni alla Lettera 135, (A) Monsignor Landucci, più Tolte cUato, Tnole che 1’ tino di qoesti tre romiti, cioè frate Andrea da Loca, fosse dell’Ordiae eremitano di Lecceto, e che partendo di questo convento n’andasse a Spoleto, nè io ho che opporre in contrario; onde, avvegnaché la lettera sia cornane a tutti e tre, non è gran fatto che convenissero si nel far vita di romiti, ma uno d’essi vivesse a regola d’Ordine religioso, gli altn a quella di semplice congregazione; giacché, se tatti stati fossero Agostiniani cene porgerebbe alcun indicio il titolo che noi tace delli altri. La congregazione de’romiti di monte Loco è antichissima d’ insolazione, volendosi per gravi autori, che si fondasse circa l’anno 528, per s. Isa

portatosi di Soria in queste parti ad abitarvi, ove die’ l’abito di romito a diverse persone bramose della solitudine. Posero queste le loro abitazioni in monte Luco, ch’è una montagna che sorge più alta di quella sn la qaale posa la città di Spoleto, vicina d’uo miglio da qncsta, dando principio ad una congregazione che per tanti secoli infin ad oggi fiorisce. Non sono questi romiti veri religiosi, non essendo legati co’sagri voti che danno l’essere al religioso, nò però vivono a regola del proprio capriccio, avendone alcune date loro dai vescovi di Spoleto, che sono i loro legittimi superiori.


L’ abito che vestono è Io stesso che quello de* religiosi minimi dt s. Francesco di Paola, che dicesi averne tolta la forma da quei romiti per darlo a’ sno. religiosi. Nella stessa montagna però veggonsi sparse picciole celle abitate pur esse da romiti, i quali però nulla punto s’attengono a questa congregazione, Forse questi, a cui scrive la santa, erano di questa maniera.

(B) Un pastore giusto e buono. Pongansi questi aggiunti che la santa dà al pontefice Urbano \ I, al confronto con quei accennati di sopra dati a lui da’scoi contrarj, e chi è schietto di passione, giudichi cui debbas: prestar tede intorno a’costumi di questo pontefice, o ad essi o a questa vergine, cui ninno giammai ardi notare d* adulare il v!zio; che anzi ad alcuno sembrò, che con troppo zelo lo sferzi in queste lettere.

(C) Tra ì quali che egli ha eletti sete voi. Forse la santa medesima mandò a quest* buoni romiti alcun breve del pontefice che a sè gli chiamava, come tatto aveva a don Bartolomeo Serafini certosino. Se tutti i tre ubbidissero e ne andassero a Roma, non ve n’ha certezza veruna. Di sienro s’ ha, che frate Andrea da Lucca adiempiè l’ordine avuto, avvegnaché già vecchio e poco sano, come ce n’assicura la santa medesima nella lettera i3i,iu cui pure Io appella gran servo di Dio.

(D) Ed è suscita e scaricata la coscenzia nostra. Il Fani nella sua edizione ha posto sopita in luogo di suscitai uoi l’abbiamo volata conservare giacché ora la troviamo registrala ne’vocabolar’ col significato di liberala o quisi suscitata che qni va a cappello. „