A chi do il lepido nuovo libretto, Ch’or vien dal nitido torchio perfetto? A Te che volgere, Signor, non tardi A queste inezie vorrai gli sguardi; 5Chè Tu di Pallade coli gli studj, Tu sulle pagine pur geli e sudi: Tu del bicipite vocal Permesso Ogni recondito scorri recesso;
E Febo-Apolline Ti die’ tal cetra, 10Ch’alto ne suonano Pindo e Libetra. Te nuovo Sofocle gemer più volte Udîr le attonite sceniche volte; Ed a Te plaudere udissi intanto Il Calidonio sire del canto1. 15Tu caro a Temide, a Sofia caro, Per più d’un utile lavor preclaro, Questi ricovera, benchè mal tersi, Quali essi sieno, poveri versi. E voi, Pieridi, faconda schiera, 20Fate il mio picciolo libro non pera.
Note
↑[p. 41modifica]Si allude particolarmente alle applaudite Tragedie di lui, alcuni argomenti delle quali sono presi dai Canti d’Ossian.