XIV

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XIII Epigrammi
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XIV.


Io tutto chiuso nella cieca terra,
    Entro un solito avello esser non voglio:
    Seppellite le mie gelide membra,
    Ma su fuor della fossa al cielo immenso
    5Sorga la fronte mia desiderosa
    D’aprica luce. Arder vedrete a notte
    Per la pianura solitaria e muta
    Una fiamma inconsunta, a cui daranno
    L’aure alimento e nova forza i nembi.
    10Come ingenue falene al foco ignoto
    Verran le plebi derelitte, e viva
    Fede e coscienza di sè stesse e ardore
    D’universale carità ne’ petti
    Dissueti accorranno a poco a poco.
    15Niun saprà delle mutate genti

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    Quale io vissi e chi fui; cadrà ne’ gorghi
    Del tempo il nome mio, su cui maligne
    Tele d’alto silenzio il vulgo ordisce;
    Ma l’Ideal de’ giorni miei, la face
    20Che il mio misero corpo oggi consuma,
    Splenderà sotto a’ firmamenti eterno.