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IX XI
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Tu della via frequente il polveroso
    Margine allieti d’alcun’ombra, e un dolce
    Profumo, o generosa arbore, spargi
    Da’ floridi corimbi ora che tutta
    5L’affocata campagna arida anela.
    Posa al tuo piede il mulattier, cui l’arsa
    Canicola la cute ispida abbronza,
    E ricreato canticchiando, i tuoi
    Rami e i tuoi fiori con la frusta offende.
    10Anche il monel, che scalzo in tra una nube
    Di provocata polvere saltella,
    A te fermasi incontro e con acuti
    Sassi t’impiaga, come può, le braccia.
    Piovono a' colpi gl’innocenti grappi,
    15Cadon le cime tenerelle, e il suolo
    N’è sparso intorno: del crudel balocco
    Stanco alfine ei si parte; e voi, gentili
    Spoglie nell’alto nate, offese e guaste
    Sotto il piè di chi passa inaridite.
    20Men dura sorte inver, non però degna
    D’invidia al generoso, ha quell’arcigno

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    Rovo che là sopra l’avara siepe
    Minaccevol s’attorce e i sassi abbranca:
    Non uccel, non insetto a’ nudi stecchi
    25S’accosta; ingrato ei vive sì, ma ingrati
    Colpi ed oltraggi di mortali ignora.