Elogio catodico del quotidiano/Da “Portobello”
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Da “Portobello” puntata del 20 Gennaio 1978 (resoconto stenografico dello scrivente realizzato da materiale originale non rielaborato proveniente dall’Archivio Rai)
- Tortora: Non ha fatto un lungo viaggio perché la lettera viene da Milano, (leggendo a voce alta)
io sottoscritto Pietro Iacono di anni 43, scusi, professione? Non c’è scritto; cosa fa?
- Spianatore: Faccio il guidatore degli autobus presso l’Atm di Milano. Studioso di astrofisica e della meteorologia. Desidero partecipare a Portobello dove esporrò un progetto su come far sparire la nebbia nella valle Padana, per sempre!!
- T: Lei è molto categorico, e anzi direi proprio…
- S: Sono telegrafico; ma sicuro!
- T: Mi fa molto piacere..perché il problema della nebbia, visto che lei guida gli autobus per noi milanesi o importati o nati a Milano è angoscioso…
- S: (interrompendo) Io desidero far presente che sono nato ad Aragona, in provincia di Agrigento e da vent’anni vivo a Milano.
- T: Come questo problemaccio della nebbia che ci mangiamo quotidianamente: anche stasera sono arrivato e incominciava a profilarsi?
- S: Vediamo innanzitutto come si forma la nebbia. Si forma per due motivi, o per condensa nei più bassi strati dell’atmosfera o per ascensione causata da differenza di temperatura, cioè quando l’aria è più fredda dell’ umidità o dell’ acqua che c’è. Naturalmente, quando l’aria è stagnante, ferma, se noi osserviamo una foglia, non si muove. La guardiamo per delle ore e non si muove…Però, come stagna la nebbia, stagna l’aria, stagnano anche i gas bruciati delle automobili o degli impianti domestici, avvelenandoci a noi, inquinando l’aria a volte anche per il 70% e nessuno lo dice e intanto noi facciamo i visi pallidi…
- T: Come, qual è il concetto, mi consenta? Sono veramente curioso…
- S: Il principio è semplice: è quello (pausa) lo stesso di cambiare l’ aria in una stanza...che cosa facciamo noi? apriamo o due finestre o una porta e una finestra, in questo caso si crea un movimento circolatorio d’aria e si cambia l’aria in una stanza.
- T: Mi perdoni, ma questo in una camera, ma così su spazi un po’ più ampi…
- S: (avvicinandosi a una carta geografica dell’Italia): Col suo permesso…; io propongo di aprire una finestra in val Padana, in quanto la porta ce la abbiamo già, come potete vedere da Trieste alle Venezie. Io propongo di aprire una finestra!
- T: Mi perdoni, ma lei assomiglia al colonnello Bernacca in questo momento in un modo terribile…
- S: (ironico) Speriamo che non mi veda, altrimenti potrà pensare che gli voglio rubare il lavoro. In questo momento…
- T: Mi perdoni, lei dice: “Noi abbiamo una finestra da aprire”. Ma in che modo aprire la finestra?
- S: Innanzitutto vediamo in che punto aprirla; c’è un solo modo per aprire la finestra… c’è un solo punto dove aprire la finestra. Qui sul passo del Turchino a Genova Voltri.
- T: (allibito): Ahi! Scusi mi è scappato…arriviamo
- S: Vabbé, se mi fa perder il filo va a finire che… (applauso)
- T: Non voglio aprire le correnti, la prego, la prego…
- S: Altrimenti andiamo per (tono deciso) Il passo del Turchino, signori, spianare il piano del Turchino!
- T: Mi scusi...
- S: Prego, prego, tanto mica sono di fretta…
- T: Mi perdoni, io sono di quelle parti, che cosa intende per spianare il passo del Turchino?
- S: Abbassarlo fino al livello del mare, senza tutte quelle curve.
- T (ironico): Mi perdoni se insisto: ma ci abita della gente, credo?
- S: Ci abitano circa 4000 persone che si potrebbero benissimo spostare. (innervosendosi) Ma lei si rende conto di quante migliaia di persone muoiono per via della nebbia? E quanti (sic!) migliaia di miliardi di danni provoca la nebbia? La nebbia non serve a niente. Serve tutto, meno che la nebbia!
- T: Signor Iacono, da questo punto di vista non fa una grinza, il ragionamento.
- S: Se lei spiana, noi abbassiamo il passo del Turchino e in questo caso per due motivi la nebbia in val Padana non si formerà più. Primo, per una legge fisica, automaticamente… l’aria della val Padana, poiché si muove in senso stratificato, si mette in movimento perché c’è un’entrata e un’uscita.
- T: Non ha dubbi, lei?
- S: Non ho dubbi. I fisici possono darmi ragione, i meteorologi possono darmi ragione. Diversamente, poiché l’aria, le perturbazioni provenienti dall’Atlantico, possono dire che le correnti risalgono dal Tirreno fino al passo del Turchino… viene concentrata in questo unico punto qui. (Indicando la cartina)
- T: Ce l’ha proprio col Turchino?
- S: Poiché, (pausa) poiché trova sbarrato dall’Appennino in alto si disperde in quota... lasciando stagnante l’aria in Val Padana, l’altra parte invece risale il Mediterraneo, arriva su fino a Trieste, forma un vortice chiamata bora e ritorna indietro e si disperde pure quella.
- T: Elementare, Watson!
- S: Invece, se noi facciamo un passaggio di aria, una finestra qui, l’aria circola automaticamente e non solo non si avrà la nebbia in val Padana, ma durante l’inverno si ha aria più temperata perché circola brezza marina, e d’estate aria più fresca perché non ci sarà l’afa.
- T: Questo stanziamento colossale (interrotto...)
- S: E qui arriviamo al nocciolo…Dunque, il progetto o si fa subito o non si fa più. E’ attuabile subito o mai più. Poiché Genova deve allungare il porto di 20 km…
- T: E’ ufficiale?
- S: E’ ufficiale! Lo ha detto il telegiornale! Poiché ha bisogno di molti kilometri, ha bisogno di molto terreno, ha progettato di spianare una montagna a fianco al Turchino, a poche centinaia di metri, 3/400 metri dal Turchino…Perché, allora, per lo stesso motivo non spianare il Turchino?
- Innanzitutto, riceverà aiuto da tutte le regioni della val Padana e rifonderà le spese.
- T: Assolutamente logico, mi perdoni, a parte che al Turchino ci stanno vedendo con un po’ di apprensione in questo momento. Ma lei va al Turchino qualche volta? (incuriosito)
- S: Tutti gli anni!
- T: È ben visto?
- S: Direi di sì, quando non parlo del Turchino.