Elettra (Euripide - Romagnoli)/Parodo

Parodo

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Euripide - Elettra (413 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1930)
Parodo
Prologo Primo episodio


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Entra il Coro, composto di fanciulle d’Argo.

coro

Strofe

O figlia d’Agamènnone,
al tuo tugurio questa schiera d’amiche or viene.
Un uomo giunse, un uomo solito il latte a mungere
sui monti di Micene:
reca l’annunzio che ad offrire vittime
s’appresta la città,
come tre giorni volgano;
e al tempio d’Era ogni fanciulla andrà.

elettra

Amiche, non a fulgide
feste, né a vezzi d’oro
volge le penne l’anima
mia, sventurata, né dove io, fra i vortici
dei balli, il piede lanci, delle vergini
argive in mezzo al coro.
Passo la notte in lagrime,
di lagrime, ahi tapina, il dí m’abbevero.

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Vedi le vesti lacere,
se son quali alla figlia converrebbero
d’Agamènnone re,
ad Ilio, che memoria
serba del padre mio che l’abbatté.

coro

Antistrofe

Grande è la Dea: rincòrati.
Da me gradisci e indossa l’istorïato manto,
ed i monili d’oro che le tue grazie accrescano.
Vincere col tuo pianto
speri i nemici, senza ai Numi rendere
onore? Oh, non cosí;
ma, preci offrendo ai Superi,
vedrai, fanciulla, piú felici dí.

elettra

Nessun dei Numi ai gemiti
dell’infelice bada,
né ricorda le vittime
che il padre un giorno offriva. Il padre, misera
me, piú non vive; ed erra, chi vive, esule
per estranea contrada,
e alla mensa dei fàmuli
siede: ed il padre suo tanto fu celebre!
Ed io, l’alma struggendomi,
vivo tra queste ripide
balze, lontan dalla paterna reggia,
in sí povero tetto.

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E la mia madre giubila,
sposa d’altrui, nell’omicida letto.

coro

Di molti mali la sorella d’Elena
cagion fu per la tua casa e per l’Ellade.