Educazione del baco da seta/Capitolo I
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CAPITOLO I.
Osservazioni sulla nascita.
Prima dell’incubazione artificiale delle uova o sementi del baco da seta, si usa inumidire alquanto i panni sui quali furono deposte, onde meglio poterle levare con l’istrumento raschiante: indi si lavano con vino generoso, lasciandovele immerse per circa mezz’ora; le uova superiori o galeggianti si gettano come imperfette o vuote; e le altre posatesi sul fondo si colano e si fanno asciugare all’ombra; e queste poi a tempo opportuno, divise in varie scatolette contenenti dati pesi di esse, si pongono nel locale destinato all’incubazione artificiale, la quale ottiensi promovendovi una temperatura dai 18° ai 22° R. col mezzo di camini accesi o di stufe: per il che questi locali presero in seguito il nome generico di Stufe.
Io ora non mi fermerà a discutere se meglio valga a tale scopo il riscaldare i suddetti locali colla stufa propriamente detta, a cagione del suo calore uniforme, oppure col fuoco di camini accesi, il quale produce un calore instabile e più secco; ma solo mi fermerò sugli inconvenienti più sensibili d’un tal modo di procedere alla nascita del baco da seta mediante l’incubazione artificiale, e fra questi noterò:
1.° Il bisogno di levar la semente dai panni per farla nascere, e come unico mezzo per distribuirne la quantità. Imperocchè, dovendosi per questa operazione inumidire il panno sul quale essa fu deposta ed a cui è tenacemente aderente per la viscosità che investe l’uovo all’uscire dalla farfalla madre; vien tolto al baco nascente quel naturale punto d’appoggio il quale presta ajuto agli sforzi di esso per la sua uscita dall’uovo1; oltre di che ognuno potrà accorgersi che per tal modo molte uova vengono schiacciate, tagliate, od anche solamente contuse dall’istrumento che si adopera per raschiare il panno: e se alcuni usarono questa pratica per ciò che talvolta varie uova essendo tra loro aderenti e formanti quasi un globetto, credettero che le interne o sottoposte non potessero nascere, ebbero un vano timore; a che d’altronde potevano rimediare col far deporre le uova sopra uno spazio maggiore. Così, levata la semente, distribuita nelle scattolette, e posta nella stufa, si usa di muoverla frequentemente, all’uopo forse che tutta venga alternativamente alla superficie a ricevete maggior calore, e perchè non abbia a fermentare; ma intanto non si pon mente di quanto danno sia per un seme che ha una posizione fissa, come sono tutti quelli che vengono deposti sulle superficie verticali o mobili, il far mutare ad ogni istante la postura al liquido contenuto nell’uovo, disturbandolo nel suo modo di disporsi per rispetto all’embrione; accadendo qui ad un dipresso quello che avverrebbe d’un seme vegetale cui nel momento di germogliare si cangiasse tratto tratto la posizione. Ogni germe organico per invilupparsi abbisogna di quiete, perchè meglio e più prontamente dentro si disponga per la nascita del nuovo essere.
Riguardo poi al modo di distribuire i bachi, meglio sarebbe, invece di pesare la semente, il ripartire e stimare a quantità gli stessi bachi appena nati. Questo modo oltre all’essere facilissimo per chi abbia un tal poco di pratica, meglio ci assicurerebbe della quantità de’ bachi da educarsi; laddove pesando le uova, se molte di queste per essere grame, vuote, o cattive per qual si sia difetto di fabbricazione o di conservazione, non nascessero, avressimo un errore nel ragguaglio dei bachi colla quantità della foglia loro destinata. Dippiù, la semente impiegando di solito tre giorni a nascere completamente, quando sia distribuita a peso, ogni educatore viene ad avere bachi di tre giornate, e quindi incontra non pochi imbarazzi per ridurli tutti allo stesso grado di sviluppo, dovendo esporre a maggior calore e prodigar maggior quantità di cibo agli ultimi nati, ed agire oppostamente coi primi per ritardarne le levate; il che poi riesce, di danno tanto a questi che a quelli. A tutto ciò parmi potrebbesi ovviare col far deporre la semente su vari telari coperti di tela o di carta, di tali dimensioni da esser contenuti entro alcune grandi scattole ed anche da esser poste nella stufa chiusa e riscaldata coll’acqua calda2; che così questi telari, numerizzati all’epoca della deposizione della semente, onde tener calcolo dei primi e degli ultimi3, potrebbersi collocare opportunamente in detta stufa; ed i bachi che sopra vi nascessero si ritirerebbero mediante la sovraposizione di foglie di gelso sui fogli di carta, al modo stesso che si pratica per le levate de’ bigatti, e si distribuirebbero tosto ai contadini, col riguardo che tre fogli di carta discretamente gremiti di piccoli bachi corrispondono ad un’oncia in peso di semente. In tal modo ogni educatore, o contadino, avrà una quantità certa di bachi d’una stessa età, o portata, e risparmierà molte di quelle pratiche che talvolta son dannose ancorchè ben eseguite, e che sempre lo sono quando non si adempiono o si adempiono malamente.
2.° La lavatura ed immersione della semente in liquidi spiritosi fatta allo scopo di rinvigorirla, è erronea; perchè i sudetti liquidi nulla hanno di comune col baco da potergli fornire taluna materia la cui unione gli sia molto confacente, e quand’anche ciò fosse, non potrebbe estendersi la loro azione al di là del guscio corneo dell’uovo; che anzi Dandolo e Lomeni reputano che la pattina lasciata dal vino sull’uovo ne ritardi alquanto la nascita. Del resto la lavatura della semente potrà farsi anche sul panno al quale essa aderisce, qualora fosse molto imbrattata da quella materia terrosa rossiccia, che emette la farfalla femmina appena disgiunta dal maschio, e potrà fors’anco tornar utile per ispurgarla da materie o infezioni estranee e non dipendenti da cattiva costituzione delle stesse uova; ma anche in questo caso la sola reiterata immersione del panno nell’acqua pura può essere bastante.
3.° La temperatura troppo elevata dei locali o dei mezzi che si adoperano per far nascere la semente, massime negli ultimi momenti dell’incubazione artificiale è generalmente inutile e dannosa; poichè non è il grado elevato di temperatura che fa nascere e vivere un germe organico qualunque, ma bensì le condizioni interne della sua costituzione e le condizioni esterne atmosferiche. Alle prime ascrivesi l’attitudine d’un dato seme a nascere una o più volte l’anno, secondo che la durata della sua vita può compiersi una o più volte entro l’anno, e secondo la prestezza colla quale perfezionasi o deteriorasi lo stesso seme. Alle condizioni atmosferiche spettano il grado di temperatura, d’umidità e di luce; e difatti non tutte le stagioni sono atte alla nascita de’ semi, come tutte non lo sono pel perfezionamento del loro sviluppo. La primavera e l’autunno sono ambedue stagioni adattate alla nascita, per il loro mite calor-umido, per la luce non troppo viva del giorno, e per la discreta durata delle notti; ciò non ostante se l’autunno è buono per la nascita, certo non lo sarà per lo sviluppo ulteriore del seme, susseguendovi l’inverno; laddove la primavera fu dalla natura destinata alla nascita d’ogni seme vegetale ed animale, perchè la temperatura, crescendo sempre gradatamente, soddisfa ai bisogni del suo sviluppo e perfezionamento. La state poi, è solo propizia alle ulteriori ed ultime funzioni della vita a motivo del maggior caldo-secco; e quando vogliasi per esempio far nascere qualche seme vegetale nella state gli si procura una specie di primavera artificiale, col ripararlo dai cocenti raggi del sole, e coll’inaffiarlo frequentemente. Dunque se una mite temperatura, congiunta ad un discreto grado di umidità, è la condizione più favorevole alla nascita d’ogni seme vegetale ed animale4; perchè noi con un calore artificiale obbligheremo la natura a darci un prodotto intempestivo, forzato e quasi a modo d’aborto, costringendo il liquido contenuto nell’uovo del baco a prendere in brevissimo tempo le forme dell’embrione, tanto più se la semente da un luogo fresco di riserva l’avremo, d’un tratto trasportata nella stufa? Il liquido interno dell’uovo ha bisogno di disporsi lentamente, perchè più solida e sana sia la futura costituzione del nuovo essere; e in vero per una nascita repentina facilmente occorre veder bachi di poco sviluppo, atrofici ed in generale meno sani di quelli che potrebbero nascere naturalmente, quando si tenesse la semente in luogo soltanto riparato dall’intemperie, e che pur potesse risentire tutti i cambiamenti atmosferici ed il lentissimo e regolare aumento di temperatura in primavera; chè in allora senz’altro sussidio, nascerebbe tutta a tal grado di calore facile a mantenersi e ad aumentarsi, coadiuvandovi la stessa stagione; ed avrebbesi altresì il vantaggio di vederla nascere quando il gelso sarà in istato di darci foglia bastante ed appropriata: laddove, altrimenti operando, accade frequentemente di dover gettare dei bachi, o di vedere svilupparsi in essi molte malattie, e specialmente l’idropisia e l’atrofia.
- ↑ Il filo serico che, subito dopo la nascita de’ primi bachi, investe e lega insieme le altre uova, mostra che il baco abbisogna di qualche punto d’appoggio anche al suo nascere.
- ↑ Alludesi alla stufa alla Perkins, applicata dal prof. Kramer all’incubazione artificiale dei bachi.
- ↑ Vedi anche l’opera del D.re Pitaro pubblicata in Parigi; solo però in quello che risguarda i suddetti telari o quadratelli
- ↑ Prova di questo siano i bachi che nascono da sè nei locali ove si conserva la semente, quasi allo stesso tempo di quelli che nascono nella stufa, e quelli che nascono nelle cantine circa quindici giorni dopo. Vedi Bonafous e Spreafico; Trattato sui bachi da seta; e Saccardo: Il calcino ecc. Padova 1845.