Economia collaborativa: origine ed evoluzione dell'approccio wiki e sua adozione nelle imprese/La nascita e l'evoluzione del Web/La prima generazione di internet

La nascita e l’evoluzione del Web

La prima generazione di internet

../La fase sperimentale ../La transizione, ovvero il risveglio dal sogno IncludiIntestazione 8 luglio 2008 75% Tesi universitarie

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La fondazione del World Wide Web Consortium al Massachusetts Institute of Technology nel 1994 segnò la frontiera tra la fase iniziale di sperimentazione e quella che comunemente viene chiamata la “prima generazione” di internet.

La definizione di standard per migliorare i protocolli di comunicazione ed i linguaggi di programmazione e di formattazione (su tutti l’HTML1) unita alla diffusione delle tecnologie della conoscenza aprirono i confini del Web e spinsero il fenomeno della globalizzazione dei mercati2. La riduzione dei prezzi delle tecnologie per l’accesso alla rete, a seguito di processi di liberalizzazione e deregolamentazione del mercato delle telecomunicazioni, ed il concomitante aumento delle prestazioni di personal computer3 disponibili a prezzi sempre più bassi ridussero in modo considerevole le barriere all’ingresso al Web. A dimostrazione di ciò il numero di utenti connessi a livello mondiale passò dai 16 milioni del 19954 ai 248 milioni del 19995 con una velocità di penetrazione ben superiore a quella delle innovazioni tecnologiche precedenti6.

L’evoluzione della società industriale in “società dell’informazione”7, nella quale l’informazione diviene bene economico scambiabile sul mercato, pose le basi per la nascita di un nuovo scenario competitivo (EVANS, WURSTER 2000). Prese corpo la figura del “consumatore digitale”. Agli innovatori sperimentali (innovators) (Figura 3.2), interessati alla tecnologia in sé stessa, subentrarono i primi utilizzatori (early adopters) i quali, guardando alla tecnologia come ad uno strumento operativo, manifestarono da subito nuovi ed insoddisfatti bisogni8. Si pensi, ad esempio, alla primaria necessità di connessione alla rete a cui venne incontro l’offerta di nuovi soggetti economici, gli Internet Service Provider.

Figura 3.2
Modello di adozione delle tecnologie di Rogers. In evidenza i due segmenti inizialmente interessati nella fase sperimentale del Web.

Fonte: Elaborazione da ROGERS (2003)

Alla crescita del numero di consumatori corrispose l’aumento del numero di imprese che iniziarono a considerare il Web come una risorsa strategica, in coerenza con l’effetto network descritto dalla legge di Metcalfe9 secondo la quale l’utilità ed il valore di una rete aumentano all’aumentare del numero di utenti collegati alla rete stessa.

Alle imprese tradizionali si affiancarono le nuove dotcom, ovvero società la cui attività caratteristica era intrinsecamente legata alle nuove tecnologie ed operavano principalmente all’interno di internet. Alcune di queste si focalizzarono sull’offerta di servizi finalizzati a soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori digitali (ad esempio Hotmail, Geocities, Altavista e Yahoo10), altre utilizzarono le peculiarità della rete per ottimizzare e, talvolta, rivoluzionare i processi produttivi in attività tradizionali (Amazon, eBay, Webvan e Kozmo.com11).

È di questi anni la nascita dei portali di e-commerce, evoluzione del commercio tradizionale in chiave digitale, che rappresentano l’applicazione dal lato dell’offerta dei vantaggi competitivi derivanti dall’adozione delle tecnologie del Web. Per la prima volta, infatti, era possibile il superamento del trade-off tra la ricchezza delle informazioni scambiate (richness) e l’estensione degli attori coinvolti (reach) grazie alla natura interattiva ed ubiquitaria della rete (Ibidem) con benefici per entrambi i soggetti (Figura 3.3). A fronte di investimenti iniziali ridotti (costi di accesso alla rete), le imprese disponevano di uno strumento di marketing differenziato e flessibile che permetteva un contatto diretto potenziale con ogni singolo cliente. I consumatori, d’altro canto, potevano ottenere una vasta gamma di informazioni sia sui prodotti che sulle imprese così da effettuare comparazioni e ottimizzare il processo d’acquisto.

Figura 3.3
Modello di Evans e Wurster. Nel mondo tradizionale il trasferimento di informazioni dettagliate richiede prossimità fisica o l’utilizzo di canali dedicati a costi elevati, riducendo di conseguenza il numero di persone che possono accedere a tali informazioni. Volendosi rivolgere ad un pubblico più vasto è necessario ricorrere a mezzi di comunicazione di massa a scapito della profondità e della qualità delle informazioni veicolate. Internet permise il superamento di questo trade-off.

Fonte: Elaborazione da EVANS, WURSTER (2000)

Si noti come l’ingresso dei nuovi soggetti (imprese e consumatori digitali) portò ad un allontanamento dalle originarie finalità per le quali il Web era nato. L’aspetto collaborativo e di condivisione paritaria della conoscenza passò in secondo piano a vantaggio di una visione più funzionale alle imprese. La rete venne primariamente intesa come una vetrina globale in cui presentare i propri prodotti. La comunicazione era unidirezionale (dall’impresa al mercato) ed il livello di coinvolgimento dei consumatori era limitato alla consultazione dei contenuti digitali, principalmente a causa di limiti tecnici del sistema. I siti erano per lo più statici, ovvero le informazioni venivano definite a priori ed agli utenti era riservato il ruolo di spettatori passivi.

Una maggiore partecipazione la si riscontrava nelle tecnologie che si svilupparono parallelamente al Web, ovvero quelle che, pur ricorrendo alla rete telematica Internet, utilizzavano diversi protocolli di trasmissione dei dati. I gruppi di discussione (newsgroup) Usenet e le chat IRC (Internet Relay Chat) furono lo strumento di aggregazione delle prime comunità virtuali online in cui utenti con interessi affini potevano discutere e condividere informazioni attivando un processo di co-generazione di contenuti12. Non a caso questi strumenti sono stati utilizzati ampiamente nella fase iniziale del movimento dell’Open Source13 dove l’iterazione continua tra gli utenti era un requisito essenziale.

Le diverse tecnologie presentavano un basso livello di integrazione reciproca configurandosi a tutti gli effetti come mondi sperati nei quali si riunivano gruppi di utenti diversi.


Note

  1. Acronimo di Hyper Text Mark-Up Language.
  2. Per globalizzazione si fa riferimento all’insieme “dei processi che annullano le barriere regionali e favoriscono il flusso di capitali, di merci e di informazioni su scala planetaria, nonché la presa di coscienza del funzionamento del mondo come un tutt’uno”. (LAMBIN 2004, p. 44). L’analisi del fenomeno della globalizzazione non è oggetto del presente lavoro. La posizione di chi scrive è che la diffusione delle nuove tecnologie digitali abbia contribuito all’espansione e non alla nascita di un processo che originò secoli or sono, condividendo in questo modo le analisi di diversi autori. Cfr. WALLERSTEIN, I., The Decline of American Power, The New Press, New York-London, 2003 [tr. it.: Il declino dell’America, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2004].
  3. Si ricordi a questo proposito la legge di Moore secondo la quale le prestazioni dei processori raddoppiano ogni 18 mesi (MOORE 1965).
  4. Fonte: IDC, dicembre 1995.
  5. Fonte: NUA, dicembre 1999.
  6. Per arrivare a 50 milioni di utenti, internet ha impiegato 5 anni, la televisione 13 e la radio 38. Fonte: Morgan Stanley, 1999.
  7. Concetto la cui teorizzazione fu antecedente alla nascita del Web. L’argomento merita una più ampia e completa trattazione che esula dalle finalità del presente lavoro. Mi limito a segnalare il pensiero di due autori. PETER DRUCKER (1969) introdusse il concetto di economia della conoscenza, un sistema nel quale la creazione e la gestione della conoscenza svolge il ruolo principale; DANIEL BELL (1973) teorizzò che i servizi basati sul sapere dovevano diventare l’asse portante di una nuova economia post-industriale basata sull’informazione.
  8. Ricorrendo alle cinque categorie evidenziate da Ryan e Gross (1943), ROGERS (2003) associò ad ognuna di esse una serie di caratteristiche peculiari evidenziando come il processo di diffusione della tecnologia avesse una natura principalmente comunicativa.
  9. L’utilità e il valore di una rete sono pari ad n(n-1) dove n è il numero degli utenti. Di conseguenza, all’aumentare del numero di utenti connessi ad una rete aumenta anche il valore di tale rete.
  10. Hotmail: servizio gratuito di posta elettronica; società fondata da Sabeer Bhatia e Jack Smith nel 1996. Geocities: servizio gratuito di hosting per i siti; fondata da David Bohnett and John Rezner nel 1994. Altavista: motore di ricerca; fondata da Louis Monier e Michael Burrows nel 1995. Yahoo: motore di ricerca; fondata da Jerry Yang e David Filo nel 1995.
  11. Amazon: negozio di libri online; fondata da Jeff Bezos nel 1994. eBay: casa d’aste online; fondata da Pierre Omidyar nel 1995. Webvan: negozio di frutta e verdura online; fondata da Louis Borders nel 1996. Kozmo.com: negozio generalista e servizio di consegne; fondata da Joseph Park e Yong Kang nel 1998.
  12. Emblematico è il caso del gruppo di discussione Usenet it.arti.musica.spartiti all’interno del quale venivano scambiate partiture musicali realizzate dagli utenti che partecipavano ad un processo collettivo di conversione di conoscenza. Ogni partecipante poteva, non solo mettere a disposizione le proprie interpretazioni degli spartiti, ma anche modificare quanto pubblicato da altri. Nel 1997, ad opera di tre utenti del newsgroup, venne realizzato il sito Web Amosfree che può essere considerato il primo esempio di portale italiano dedicato alla distribuzione di spartiti musicali nato e sviluppato su base volontaria.
  13. Il termine indica la licenza con la quale viene distribuito un software (open source, “sorgente aperto”) grazie alla quale gli sviluppatori possono non solo conoscerne il codice ma anche elaborarlo e migliorarlo. L’analisi del fenomeno esula dal presente lavoro ma risulta utile evidenziare come attorno alla logica distributiva aperta dei codici sorgente si creò una eterogenea comunità di utenti. Questi necessitarono da subito di strumenti di condivisione della conoscenza, di luoghi virtuali in cui discutere delle problematiche tecniche (i bug del codice) e di sistemi per il tracciamento delle modifiche apportate da ognuno.