Dunque, un vano, un spergiuro, un fuggitivo
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IV
IL RIVALE
Dunque, un vano, un spergiuro, un fuggitivo,
che dianzi ’l giogo tuo scuoter si volse,
che ’l piè di nodo e ’l cor di fé disciolse,
concorse meco? ed io mel veggio e vivo?
Dunque, colui ch’al volto amato e divo
per vil sasso adorar le spalle volse,
quel ch’offese il tuo nume e non si dolse,
s’appressa a l’ara? e tu nol prendi a schivo?
Dunque, in servendo avrá di par mercede
il giusto e ’l reo? Dunque, egual forza teco
ha l’altrui tradimento e la mia fede?
Ah, schernita virtú, che fai piú meco,
lasso, s’Amor sol per ferirmi vede,
ma per mirar le mie ragioni è cieco?