Donne perdute
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Donne perdute
Hanno proprio ragione a trattarle cosí.
E certo è meglio che compassionarle
col cuore e poi godersele nel letto.
«È un bisogno piú forte di tutta la vita»
di’ piuttosto «e siam tutti dannati a quel passo;
ma se mai la ragazza mi facesse il mestiere,
soffocherei di rabbia o saprei vendicarmi».
Sempre compassionare fu tempo perduto,
resistenza è tremenda e non muta per questo,
meglio stringere i denti e tacere.
Una sera
ho viaggiato su un treno che c’era una donna,
vesti sobrie, dipinta, serissima in faccia.
Fuori i lumi un po’ pallidi e il verde un po’ grigio
cancellavano il mondo. Eravamo isolati
nel vagone — una terza — la donna ed io giovane.
Non sapevo a quei tempi attaccare discorso
e piangevo pensando alle donne. Cosí
feci il viaggio osservando nervoso e quell’altra
mi guardò qualche volta e fumava. Non dissi,
non pensai certo nulla, ma ancora ho nel sangue
quello sguardo diretto, quel riso di un attimo
di chi ha ben lavorato ed ha preso la vita
come occorre, in silenzio.
Un amico, di quelli
che hanno in mente parole, vorrebbe salvare
una donna e asciugarle le lacrime e darle le gioie.
«No, è un bisogno piú forte di tutta la vita.
E noi, siamo dannati che han l’unica forza
in un’anima dura, che non serve a nulla».
Le potete salvare a migliaia le donne
ma le tante che ho visto fumare e guardare
colla faccia sdegnosa o sorridere stanche
— le mie buone compagne — saran sempre vive
a soffrire in silenzio e pagare per tutti.