Documentazione conservata presso l'archivio del Ministero dell'Interno sulla struttura paramilitare del PCI (1945-1967)/1° ottobre 1954
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MINISTERO DELL’INTERNO
DIREZIONE GENERALE DELLA PUBBLICA SICUREZZA
Divisione AA.RR. Sez. 1^
Prot. N. 224/26305
Roma, 1° ottobre 1954
Al Gabinetto del Sig. Ministro
SEDE
OGGETTO: Bologna – Attività del p.c.i.
RISERVATA Ad opportuna conoscenza, si trascrive qui di seguito quanto ha riferito il Prefetto di Bologna, con nota n° 09421 in data 23/9 u.s., significando che le notizie riguardanti lo stato di disagio degli appartenenti alle forze dell’ordine trovano conferme in altre fonti:
"""Da fonte confidenziale, degna di fede, viene riferito che, negli ambienti di cellula, corre voce che, qualora il partito comunista venga costretto a scendere in piazza per rintuzzare il tentativo - da parte del Governo - di porlo fuori legge, o per il verificarsi di sfavorevoli eventi in campo internazionale, l’attuale organizzazione civile del partito si trasformerebbe in apparato militare, sotto la direzione dell’ A.N.P.I.-
Da parte dei dirigenti responsabili si ritiene certo che, in tali contingenze, si ripeterà inevitabilmente una situazione analoga a quella dell’ 8 settembre 1943.
In caso di conflitto internazionale, poi, è prevista l’immediata disgregazione dell’esercito, e per l’alta percentuale di militari di ogni grado di fede comunista (i quali, nonostante le misure adottate dai Comandi per neutralizzarne l’attività, sono ugualmente in grado di provocare gravi fratture nei gangli vitali) e per il fatale esodo dei militari che diserteranno, allo scopo di raggiungere le proprie famiglie, nella certezza loro inculcata dalla propaganda, della formazione di una nuova "linea gotica", che dividerà in due la Penisola.
Si afferma poi con assoluta sicurezza, che nella polizia si produrrà, in tutti i casi, un’analoga disgregazione, che sarà cagionata sopratutto dalla mancanza di ogni ideale di lotta.
Sono state raccolte voci concordi sulla perfetta conoscenza, da parte degli ambienti direttivi estremisti, delle condizioni di disagio in cui versano gli appartenenti alle forze dell’ordine, a qualsiasi categoria essi appartengano, a causa dei gravosi servizi e delle complesse responsabilità, cui corrispondono magri emolumenti.
Da ciò, le predette organizzazioni sovversive traggono la conclusione che sugli elementi estremisti, animati da sicura fede, non potrà mai prevalere una compagine di polizia, secondo loro, stanca e depressa, nonché male istruita e tecnicamente ineffìciente.
IL CAPO DELLA POLIZIA