Dizionario militare Francese Italiano/Degli ordini cavallereschi e militari/Prefazione

Prefazione

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Degli ordini cavallereschi e militari Degli ordini cavallereschi e militari - A
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PREFAZIONE


H
o io stimato cosa importante alle persone militari la cognizione degli ordini cavallereschi dalle milizie di Europa principalmente

adusati; ponendo qui innanzi i principi generali del blasone, senza entrare in quei particolari, i quali meglio si affanno alle opere speciali dell’araldica, siccome quella di Bernardo Giustiniani messa a stampa in Venezia nel 1648, di Marco Antonio Ginanni pubblicata nella città medesima nel 1766, di Filippo Bonanni stampata in Roma nel 1711, e del Sansovino sotto il titolo Origine de’cavalieri.

Ed è primamente assapersi che gli smalti onde si ricuoprono gli scudi gentilizi dividonsi in colori ed in metalli, comechè il Borghini sia di credere, non aversi a tenere siccome metalli i due smalti dell’oro e dell’argento, ma quai colori, cioè il giallo ed il bianco. I quali due metalli debbonsi necessariamente trovare ad uno ad uno in ogni arme, congiuntamente a qualche colore ancora, per comporre uno stemma intero, perocché in difetto stimerebbesi questo e falso e manchevole.

I precipui colori delle armi riduconsi a quattro, siccome riducevanli gli antichi artefici, al dir di Plinio, cioè Apelle Echione e Nicomaco.

Il rosso denominato da alcuni roseo, ostro, cocco, sanguigno, vermiglio ed anche blatteo dalla parola blatta che significa propriamente una goccia o bolla di sangue congelato. I Francesi intanto non meno che gl’Inglesi l’addimandano gueule; o perchè tale è il colore della gola, o perchè tutte le bestie nel divorar la preda, [p. 326 modifica] secondo dice Ferone, hanno la gola rossa e insanguinata, ovvero dall’ebraico gulud, cioè pelle rossa, od anche dal latino cusculum con che si esprime la grana onde si tinge lo scarlatto. I1 quale colore è proprio del vestir de’ soldati, perocchè significa il sangue; e di vero la veste rossa rera indizio di guerra presso i Romani, siccome Livio ci narra e Plutarco ed altri ancora:

L’azzurro, cui appongono alcuni il nome di zaffarino, turchino e celeste, denominato da’Francesi azur ovvero bleu:

Il verde, che bene i Francesi appellano diversamente, cioè synople, dalla parola latina sinopis, la quale, giusta le osservazioni del Vulsone, risponde ad una terra minerale di Levante, onde hassi il color verde:

E finalmente il nero, francescamente denominato sable meglio che noir.

Intorno alla preminenza de’succitati colori, alcuni autori la sostengono in pro del rosso, perciocchè la porpora, second’essi dicono, è un liquor prezioso che scorre dalle vene di un pesce o conchiglia marina, delta comunemente murice. Oltrecchè i Romani usarono la porpora fra’ primi magistrati e fra’ primi ordini; e la veste de’ principi sovrani di tal colore pompeggia. Pur tultavolta nelle opere francesi, poiché l’arme de’loro Reali ha il campo azzurro, leggesi questo siccome primo fra’ colori; avvegnachè in siffatta guisa rappresentasi il Cielo, epperò evvi chi’l va denominando cilestro.

Ciò nientedimeno ammettono gli Araldi moderni due altri colori, cioè il violato, cui gl’Italiani danno eziandio i nome di pavonazzo, e l’incarnato, del quale noi in ispezialilà ci gioviamo per rappresentar nelle armi le teste, braccia, ed altre parti del corpo umano.


Oltre a’ metalli ed a’ colori, ond’abbiam fatto cenno finqui, si considerano pure nelle armi due panni o pelli,le quali per verità non sono nè gli uni nè gli altri, o per meglio dire, essendo esse composte di un colore e di un metallo, vengon come solo uno smalto considerate, potendo egualmente servire di metallo e di colore. In fatti la pelle dell’armellino rappresentasi con un campo d’argento, sparso di segni o macchie nere, dette comunemente moscature, le quali sono in numero indeterminato, ed hanno figura poco dissimile da una croce, la cui parte inferiore si spartisce in tre punte. E di vero il campo argenteo senza dubbio esprime la pelle del medesimo armellino; stantechè questo animale è si geloso del suo natio e impareggiabil candore che per conservarlo inviolato non teme punto nè lacci nè morte. La pelle del vaio vien dinotata da alcune figure piccole di sette lati, simili a merli di antiche muraglie ovvero a piccole campane, epperò alcuni l’han chiamato cappelletti ed altri campanelle ed anche bicchieri. E la pelle del vaio è nelle armi gentilizie disegnata con argento ed azzurro, così non altrimenti componendosi il natural colore di cosiffatto animale.

Nè ho poi potuto andar per le lunghe ragionando di cose vieppiù facili e chiare, cioè della configurazione dello scudo, delle figure o corpi (figures), de tenenti (supports), del cimiero (cimier), della divisa (devise), e del motto o grido di guerra (cri de guerre); perciocchè varrà meglio impratichirsene sopra di alquanti scudi affatto diversi, soprappiù ch’io mi penso noverare nell’Appendice i più importanti vocaboli dell’araldica.