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secondo dice Ferone, hanno la gola rossa e insanguinata, ovvero dall’ebraico gulud, cioè pelle rossa, od anche dal latino cusculum con che si esprime la grana onde si tinge lo scarlatto. I1 quale colore è proprio del vestir de’ soldati, perocchè significa il sangue; e di vero la veste rossa rera indizio di guerra presso i Romani, siccome Livio ci narra e Plutarco ed altri ancora:
L’azzurro, cui appongono alcuni il nome di zaffarino, turchino e celeste, denominato da’Francesi azur ovvero bleu:
Il verde, che bene i Francesi appellano diversamente, cioè synople, dalla parola latina sinopis, la quale, giusta le osservazioni del Vulsone, risponde ad una terra minerale di Levante, onde hassi il color verde:
E finalmente il nero, francescamente denominato sable meglio che noir.
Intorno alla preminenza de’succitati colori, alcuni autori la sostengono in pro del rosso, perciocchè la porpora, second’essi dicono, è un liquor prezioso che scorre dalle vene di un pesce o conchiglia marina, delta comunemente murice. Oltrecchè i Romani usarono la porpora fra’ primi magistrati e fra’ primi ordini; e la veste de’ principi sovrani di tal colore pompeggia. Pur tultavolta nelle opere francesi, poiché l’arme de’loro Reali ha il campo azzurro, leggesi questo siccome primo fra’ colori; avvegnachè in siffatta guisa rappresentasi il Cielo, epperò evvi chi’l va denominando cilestro.
Ciò nientedimeno ammettono gli Araldi moderni due altri colori, cioè il violato, cui gl’Italiani danno eziandio i nome di pavonazzo, e l’incarnato, del quale noi in ispezialilà ci gioviamo per rappresentar nelle armi le teste, braccia, ed altre parti del corpo umano.
Oltre a’ metalli ed a’ colori, ond’abbiam fatto cenno finqui, si considerano pure nelle armi due panni o pelli,le quali per verità non sono nè gli uni nè gli altri, o per meglio dire, essendo esse composte di un colore e di un metallo, vengon come solo uno smalto considerate, potendo egualmente servire di metallo e di colore. In fatti la pelle dell’armellino rappresentasi con un campo d’argento, sparso di segni o macchie nere, dette comunemente moscature, le quali sono in numero indeterminato, ed hanno figura poco dissimile da una croce, la cui parte inferiore si spartisce in tre punte. E di vero il campo argenteo senza dubbio esprime la pelle del medesimo armellino; stantechè questo animale è si geloso del suo natio e impareggiabil candore che per conservarlo inviolato non teme punto nè lacci nè morte. La pelle del vaio vien dinotata da alcune figure piccole di sette lati, simili a merli di antiche muraglie ovvero a piccole campane, epperò alcuni l’han chiamato cappelletti ed altri campanelle ed anche bicchieri. E la pelle del vaio è nelle armi gentilizie disegnata con argento ed azzurro, così non altrimenti componendosi il natural colore di cosiffatto animale.
Nè ho poi potuto andar per le lunghe ragionando di cose vieppiù facili e chiare, cioè della configurazione dello scudo, delle figure o corpi (figures), de tenenti (supports), del cimiero (cimier), della divisa (devise), e del motto o grido di guerra (cri de guerre); perciocchè varrà meglio impratichirsene sopra di alquanti scudi affatto diversi, soprappiù ch’io mi penso noverare nell’Appendice i più importanti vocaboli dell’araldica.