Distinta relazione dell'orribile terremoto seguito nello scaduto mese di aprile del corrente anno 1741. nelle città di Camerino, Urbino, Pesaro, Jesi, e Fabriano

Anonimo

1741 Indice:Distinta relazione dell'orribile terremoto seguito nello scaduto mese di aprile del corrente anno 1741. nelle città di Camerino, Urbino, Pesaro, Jesi, e Fabriano.pdf terremoti/Camerino/Urbino/Pesaro/Jesi/Fabriano Letteratura Distinta relazione dell'orribile terremoto seguito nello scaduto mese di aprile del corrente anno 1741. nelle città di Camerino, Urbino, Pesaro, Jesi, e Fabriano Intestazione 28 gennaio 2019 100% Da definire

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DISTINTA

RELAZIONE

DELL'ORRIBILE

TERREMOTO

Seguito nello scaduto Mese di Aprile del corrente
Anno 1741. nelle Città di Camerino,
Urbino, Pesaro, Jesi, e Fabriano.

Con la descrizzione della mortalità delle Persone, e danni
recati nelle Chiese, Palazzi, e Case delle
dette Città.


C
On tutto che la Divina Giustizia, sovente dalle nostre colpe irritata, fulmini di quando in quando sopra i Popoli, e le Provincie intere l'ira desolatrice de' suoi flaggelli, nullameno più che mai ostinati nelle loro proprie iniquità li Peccatori ribelli non cessano di nuovamente provocarla a maggiori vendette, ricadendo senza ritegno alcuno in quelle medesime enormità, che già furono la vera origine di tanti altri castighi. Quindi è, che esacerbato grandemente il sommo Iddio, quale sebbene vien chiamato Padre delle Misericordie, suol però con tanto maggior rigore dar di mano a' castighi per punire la contumacia degl'Uomini ingrati, quanta fu la tolleranza, con cui tante fiate dissimulò le innumerabili offese, fatte contro la Sua Divina Maestà, ha voluto appunto in questi giorni trascorsi mostrarci un segno visibile del suo tremendo furore, acciò con tale avviso si astenghino li Peccatori di non più oltraggiar con nuove colpe l'irritato suo volto, con il quale (secondo il Salmista) Respicit terram, & facit eam tremere. [p. 2 modifica]

L'oggetto adunque d'un tanto castigo è stata principalmente la Marca flaggellata da una sì terribile scossa di Terremoto, che insin Roma stessa per consenso ne sentì i suoi effetti, benchè leggierissimi; poichè il giorno 23. dello scaduto Aprile sulle ore 15. e mezza, nella Cittá di Camerino sopravennero tre unite scosse di Terremoto, l'ultima delle quali fecesi sentire sì terribile, che rovinata la maggior parte delle Case, e Palazzi, rimasero solo alcune, che ridotte inabitabili, anch'esse minacciano ad ora ad ora quella totale rovina, dalla quale rimasero esenti. Scamparono per la Divina Misericordia, l'Abitanti quella morte, a cui in mezzo a tali rovine soggiacer doveano, mentre, per quanto si é ricercato, non trovasi perito alcuno; ma bensí li danni cagionati sono rilevanti, specialmente nelle due Chiese, e della Cattedrale, e di S. Venanzio, le Volte delle quali sono rimaste tutte disgiunte, sendosi spezzate le catene, che gli servivano di ritegno, come anche quella dell'Oratorio del Suffraggio, che rovinò affatto. Grande fu il terrore, e somma la confusione, che una simil sorpresa di flaggello ha recato a' Cittadini, che non cessano porgere suppliche, unite a lagrime di pentimento, all'Altissimo, acciò si degni liberarli da maggior furore di simil castigo, confessando i più vecchi non averne finora sperimentato il più terribile di questo.

Con pari infortunio gemé sotto la sferza di simil flagello la Città di Urbino, allorchè nel dì 24. del sudetto Mese, parimenti sulle ore 15. assalita da un'orribile scossa di Terremoto, che durò più d'un Miserere, si viddero diroccare li due Torrigini antichi del Palazzo de' Duchi, ora del Legato, quali cadendo, rovinorono, uniti alla sudetta scossa, buona parte del sudetto Palazzo, benchè antichissimo, e fortissimo. Inoltre nella Chiesa de' Padri Conventuali di S. Francesco fece cadere il Campanile antichissimo, rovinando tutte le Muraglie, e volte della nuova fabricata, e non compita Chiesa. Di più tale fu la vehemenza d'una tale scossa, che il Monastero di S. Maria della Torre si è reso impraticabile per le rovine, essendo [p. 3 modifica]convenuto a quel Monsignor' Arcivescovo ripartire quelle Religiose dieci per Monastero nella detta Cittá per allontanarle dell'imminente pericolo di morte. In questo Borgo delle dette Monache si son quasi diroccati due Palazzi di due Gentiluomini, a' quali è convenuto abbandonare le proprie Abitazioni, e robbe, rifugiandosi in altre Case, dove neppure vivono senza pericolo. Il danno poi recato dalla sudetta orribil scossa, si considera possa ascendere alla somma di scudi centomila per il risarcimento, che dovrà farsi. Circa la mortalità, per grazia, e misericordia Divina, non vi perì altro, che un solo Uomo, sendo però rimasti feriti nel diroccamento delle Case.

Provò anche la Città di Pesaro la sferza di un tal flagello, poichè anche in essa fecensi sentire tre successive scosse con tal vehemenza, ed impeto, che a memoria di Uomini non se ne sono udite di simili con terrore, e spavento universale, essendo caduti varj Cammini; ed avendo la maggior parte delle Chiese notabilmente sofferto, e in particolare quella della Compagnia di S. Rocco, ove piombò a terra quasi tutta la soffitta. Considerabile, e di rilievo è stato il danno del Palazzo Vescovile, che per le grandi spaccature nelle mura, e nelle soffitte, si rende affatto rovinoso, sicchè quel Monsignore Vescovo è stato costretto a restringersi in una sola stanza. Per altro secondo minacciava la qualità, e gravezza del Divin flagello, non è accaduta maggior disgrazia, per tener lontana, la quale già sonosi ordinate, e intraprese varie preghiere da tutti li Abitanti.

Non dissimile dal sudetto fu il terrore, e spavento, che recò un'orribil Scossa nella Città di Jesi nel dì 24. del sudetto Mese d'Aprile, ove soffersero danno notabile le Chiese, Case, e Palazzi rimasti tutti crepati; e in particolare il Campanile della Chiesa del Ss. Sacramento, che cadde sopra la volta della medesima, alla caduta della quale, scommossa la volta, rovinò buona parte della medesima, talchè spaventati tutti li Astanti, che ivi si ritrovavano, si misero in fuga, e tali furono le grida, i lamenti, e rumori, che sembrava fusse il Giudizio [p. 4 modifica]universale. A tal sorpresa di scossa li PP. del Ss. Rosario, e quelli di S. Rocco esposero il Venerabile, e il dì seguente, festa di S. Marco, tutte le Compagnie di detta Città si portarono processionalmente a visitarlo seguite da tutto il Popolo, avendo le medesime stabilito portarsi scalze nel presente Mese di Maggio alla Visita della S. Casa di Loreto, per pregare quella Madre Pietosissima, acciò gl'interceda dal suo Divino Figliolo tenerli lontani da nuove ripetite di un sì terribil flagello.

Più d'ogn'altro ha provato il rigore di simil castigo la Città di Fabriano, ove computasi aver danneggiato alla somma di scudi cento mila, ed essendovi rimaste sette persone morte, tre delli quali si trovorno sepolte dalla rovine della volta della Chiesa de' PP. Cappuccini, e l'altre quattro in diverse Case parimenti diroccate. Al replicare d'altre Scosse, la Chiesa di S. Venanzio perse la facciata, e quella di S. Niccolò, oltre il Campanile, che ha rovinata la Chiesa nel cadere, s'è profondata in parte. La Chiesa poi di S. Romualdo rimase una macerie di Sassi, quella di S. Catarina si ritrova tutta aperta, e S. Benedetto tra li danni della Chiesa, e del Convento, e con le Case rurali, soffre il pregiudizio di più di sette mila scudi, e la maggior parte dell'Abitanti, rimasti privi delle proprie Abitazioni si ritrovano fuggitivi nelle Campagne, e non mancano con digiuni, e Processioni placare l'ira del Signore esacerbato contro de' nostri peccati, porgendo specialmente suppliche a quella gran Madre di pietà Maria SS. acciocchè prostata avanti il Divin Trono interceda dalla Misericordia Divina il perdono de' nostri peccati, e disarmi la mano di un Dio sdegnato di quei flagelli, co' quali meritamente c'affligge.




IN ROMA, ED IN PALERMO, MDCCXLI.

Nella Regia Stamperia d'Antonino Epiro.


Con licenza de' Superiori.