Sirene

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I confetti del nuovo anno All'operaio!

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SIRENE

Sirene sirene.....
Fischiano lacerano urlano
il cielo il suolo i mattoni.
Comignoli macchine ovunque.
Il lamento stridente rugginoso
nelle vene nei tendini nelle giunture
strazia l’officina vuota.....
      .      .      .      .      .      .
Sirene sirene
Fischiano lacerano urlano
maledette!
Ci strozzate dilaniate divorate,
vi struggete col lamento
e piangete ipocrite, piangete.
maledette!
Mille pugna vi minacciano,
mille voci coprono il vostro coro irrisore!
Eppur suonate richiamate
al lavoro seduttrici.
      .      .      .      .      .      .
No! non passeremo
il ferreo cancello che separa
il luogo di tutti da quello di un solo.
Non passeremo l’uscio
che vibra ancora dei canti
delle macchine che disiano olio
per correre per scivolare,
per vibrare in nuove danze

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maravigliose di prodotti.
Siete nostre voi,
v’abbiamo partorito
con l’alito possente dei muscoli.
Siamo noi i vostri damerini
con la fiamma rovente del corpo irsuto
in camice blu, unti di grasso
neri di carbone,
nudi come l’acciaio che brilla
e si voltola nella fornace.
Noi amiamo i vostri canti
i vostri slanci, gl’ingranaggi
che si snodano ci empion di letizia,
perchè anche noi ci snodiamo:
filiamo, filiamo!
Filiamo l’inno che è tutto di vita
una speranza che è tutta rinascenza.
Filiamo, tessiamo, danziamo
l’armonica ridda.
Gran maestri del ferro e del fuoco,
dittatori di volontà di roccia.
Via i sozzi vampiri, suocere avare,
per amarvi per sposarvi dolci figlie!
      .      .      .      .      .      .
Sirene sirene.....
Fischiano lacerano urlano
Piangono seduttrici,
ancora. E finitela!
non siamo marinai storditi.
Il vostro seno viola che
esulta sul mare di madreperla,
non ci attira.
Siamo l’esercito del lavoro
gli operai scamiciati e ribelli

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la marea che non si arresta colle dighe,
ma più si gonfia
ribolle e scoppia
Noi filiamo tessiamo e danziamo
armonicamente.
Coll’acciaio fulgente
il battito possente
il vostro cuore ardente.
Macchine, macchine nostre!