3. Giove e Mercurio

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Luciano di Samosata - VIII. Dialoghi degli Dei (Antichità)
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
3. Giove e Mercurio
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3.

Giove e Mercurio.


Giove. La bella figliuola d’Inaco, la conosci, o Mercurio?

Mercurio. Sì: vuoi dire Io.

Giove. Ella non è più fanciulla, ma giovenca.

Mercurio. Oh peccato! E come fu trasmutata?

Giove. Per gelosia Giunone la trasmutò. Ed un altro gran male ha macchinato contro quella misera: le ha dato a custode un boaro che ha molti occhi, ed è detto Argo; il quale fa pascer la giovenca, ed ei non dorme mai.

Mercurio. Che dunque si dee fare?

Giove. Vola giù nella selva Nemea dove è Argo bifolco, ed uccidilo; mena Io per mare in Egitto, e falla Iside: e d’indi innanzi ella sia Dea a quelle genti, e faccia crescere il Nilo, e mandi i venti, e salvi i naviganti.