Di pianto molle e di sospiri ardente
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Questo testo fa parte della raccolta Giacomo d'Aquino
I
IL FASTIDIO
Di pianto molle e di sospiri ardente,
bagno, lasso, la terra e scaldo il cielo;
e colmo avendo il sen di mortal gielo,
di dogliosi pensier pasco la mente.
Se cosa veggio mai lieta o ridente,
chiusi gli occhi vorrei d’oscuro velo;
e quanto posso piú m’ascondo e celo,
straniero e peregrin da l’altra gente.
Anzi (colpa d’amor) da me stesso amo
esser da lungi, oimè, perché me stesso
piú ch’altri a mio poter odio e disamo.
Ma poiché tanto piú me stesso ho appresso
quanto piú di fuggir me stesso bramo,
son, piú che d’altri, da me stesso oppresso.