Di febbre ria, ma più dal duolo oppressa
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Questo testo fa parte della raccolta Rime dell'avvocato Gio. Batt. Felice Zappi e di Faustina Maratti sua consorte
GIUSEPPE PAOLUCCI.1
Di febbre ria, ma più dal duolo oppressa
Langue, o Tirsi, d’Arcadia il più bel fiore:
Ninfa, che non so dir, se porti impressa
Beltà maggior nel volto, oppur nel cuore.
E langue sì, ch’ella non par la stessa,
Che di tant’alme vinte ebbe l’onore:
Tal di maligno umor nube atra e spessa
Cuopre que’ lumi, ond’è sì dolce amore.
Ma da’ languidi rai non però cade
Men grave il dardo, ond’il mio cuor s’accende,
Anzi vie più pungente il fa pietade:
Chè quando da virtude il vigor prende
D’amore il fuoco, ei per mancar beltade
Punto non scema, o chiaro men risplende.
Note
- ↑ In occasione d’una grave malattia d’una Donna assai virtuosa.