Dedica premessa alla prima edizione

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Dedica premessa alla prima edizione
Appendice Appendice - II
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I

DEDICA PREMESSA ALLA PRIMA EDIZIONE

Al serenissimo e clementissimo re Carlo, re di Napoli, di

Sicilia e di Gerusalemme, infante di Spagna, ecc. ecc.

Sono le supreme potestà, Signore, i ministri della pubblica felicità; poiché, essendosi gli uomini dalla vita ferina e dall’infelice stato di natura tratti ed in società civile ridotti, rassegnarono concordemente al principe la difesa de’ propri diritti ed a lui tutta la cura della pace e della tranquillità abbandonarono. Ora. se del corpo civile, di cui è il principe il capo, le monete sono i nervi co’ quali tiensi unito e vigoroso e delle sue forze fa uso a conservarsi, giustamente fu in ogni tempo conosciuto dover essere i principi i supremi, i giusti e i savi regolatori della moneta. Ecco una cagione per cui quest’opera è alla Maestà Vostra presentata. Ma non è questa la sola. Convenivasi anche più meritamente consecrarla a Voi, perché, fra le giuste e gloriose opere onde sarà il vostro regno celebrato, niuna ne è che più sia stata, per sapienza e virtù, singolare e maravigliosa quanto l’ottimo ordine alle nostre monete dato e la pubblica fede virtuosamente e regiamente osservata. Il che quanto è in questi secoli più raro, tanto è per la Maestà Vostra più lodevole e glorioso. Né avranno minor motivo di render grazie all’Altissimo i vostri regni per la pace, ne’ calamitosi tempi della misera Italia, contro l’esterne armi dalle vostre forti azioni ottenuta, che per l’interna tranquillità ed opulenza, con tanti savi regolamenti e colla scelta d’eccellenti ministri conservata. Accettate perciò, come segno della pubblica acclamazione e dell’universale ringraziamento, l’offerta che da me, vostro fedele vassallo, vi vieti fatta. Non vi offenda che l’opera sia [p. 354 modifica] d’ignoto autore: forse del pari ignoto sarebbe, se avesse il suo oscuro nome ad altri palesato. Chiunque egli sia, ben si vede essere non meno affezionato suddito che zelante cittadino: mentre la sinceritá, con cui scrive, per tale lo dimostra; e che lontano viva da ogni ambizione, l’aver taciuto il suo nome lo manifesta. Proteggete dunque. Signore, l’opera sola, ché in essa la vostra condotta medesima difenderete. Ché certamente si può dire essere nel presente libro spiegati non meno i veri principi della scienza della moneta che la storia della nostra moneta sotto il vostro prudentissimo governo essersi al mondo narrata. Vivete poi lietamente, e a nostro prò in mezzo a noi restate tanto che questo Regno dalle battiture, nell’infelice stato di provincia per tanto tempo ricevute, si possa intieramente, come giá in gran parte ha fatto, ristorare ed a somma e straordinaria opulenza, siccome spera, condurre.

Di Vostra Maestá

A dí 9 decembre 1750.

umilissimo vassallo

Giuseppe Raimondi, stampatore.