Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XXIV

XXIV. Dello schivare le curiose ricerche dell’altrui vita.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XXIV. Dello schivare le curiose ricerche dell’altrui vita.
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CAPO XXIV.


Dello schivare le curiose ricerche dell’altrui vita.


1. Figliuolo, non voler esser curioso, nè prenderti soverchie brighe. Questa, o quella cosa che monta a te? tu mi seguita. Or che importa a te, se colui sia tale, ovvero cotale, se questi così, e così adoperi, o parli? A te non bisogna risponder per gli altri; ma sì di te stesso render ragione. Che t’impacci tu dunque? Sappi pure che io tutti conosco, [p. 178 modifica]e veggo tutte le cose che avvengono sotto il sole, e so lo stato di ciascheduno, che pensi, che voglia, ed a qual fine riguardi la sua intenzione. In me dunque son da commettere tutte le cose; e tu in bella pace guarda te stesso, e lascia che i faccendieri s’affaccendino a posta loro. Verran loro in capo tutte le loro brighe, e le ciance; poichè essi già non mi potranno ingannare.

2. Non ti dar pensiero d’aver gran fama, ch’è un’ombra; non dell’amicizia di molti, nè del privato affetto degli uomini: poichè tali cose inducono distrazioni, ed oscurità grandi nel cuore. Io ti parlerei volentieri, e i miei misteri ti scoprirei, se tu studiosamente attendessi la mia venuta, e la porta m’aprissi del cuore. Prenditi guardia, e veglia in preghiere, e umiliati in ogni cosa.