Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XLI
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO XLI.
Del disprezzo d’ogni onor temporale.
1. Figliuolo, qualora tu vegga altrui onorato e posto in alto, e te dispetto e umiliato, non dartene pena. leva su a me in cielo il tuo cuore, nè ti rattristerà il disprezzo degli uomini sopra la terra.
2. Signore, noi siamo al bujo, e facilmente rimanghiamo sedotti dalla vanità. Se io riguardo dirittamente a me stesso, egli non m’è fatta ingiuria da creatura giammai; per lo che nè ho cagione da richiamarmi di te. Anzi, perocchè io frequentemente e gravemente ho peccato a te, ogni creatura si leva debitamente contra di me. A me dunque di ragione è dovuta la confusione e ’l dispregio, e a te la lode, l’onore, e la gloria. E se io non mi disponga a voler soffrire con pace di vedermi spregiare, e abbandonare da tutti, e tenere da nulla affatto io non potrò aver pace nè fermezza di cuore, nè il mio spirito essere illuminato, e pienamente unito con te.